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SENZA MUSICA LA VITA SAREBBE UN ERRORE Friedrich Nietzsche

Venerdì Settembre 29, 2023
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Recensioni dischi

Venerdì, 08 Febbraio 2013 10:39

Abbey Road // The Beatles

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Più ancora che in Sgt.Pepper's, i cui effettivi meriti artistici vennero amplificati dall'ambito storico-generazionale in cui era stato pubblicato, o in The Beatles, che pur nell'elevatissimo standard raggiunto dà l'impressione di una raccolta di brani solisti con indirizzi e caratteristiche ben distinti tra loro, sembra risiedere proprio in Abbey Road l'ultima espressione del genio collettivo dei quattro di Liverpool.

Venerdì, 08 Febbraio 2013 10:36

13 // Blur

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Mettetevi nei loro panni. Uno ci mette dieci e passa anni a far gavetta, suda come un cane (tranne qualche caso) per ottenere un contratto discografico, emette cinque dischi di pop-rock di un certo livello e il mondo gli appiccica su l’etichetta di “esponenti brit-pop”; ti impone la falsa rivalità tipo Beatles-Stones con i cinque pazzi di Manchester; ti obbliga a cacciar singoli da tre minuti per lo scettro dell’estate.
I ragazzi a un certo punto non ce l’han fatta più.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:50

Sogno n. 1 // Fabrizio De André

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Lui si diceva, autocritico fino all’assillo, “compositore di un-pa un-pa, afflitto da balbuzie melodica”. Ché non seppe mai, Fabrizio De André, di essere il gran musicista che illustri sodali, da Piovani a De Gregori, da Pagani a Milesi, onoravano in lui. «Oggi ecco la prova – dice Dori Ghezziche non era soltanto un poeta maiuscolo, se dalle sue musiche scaturisce un disco come questo». E indica Sogno n° 1, preziosa raccolta di canzoni di De André, dove è la gloriosa London Symphony Orchestra ad accompagnarne la voce, e sono gli arrangiamenti d’un grande Geoff Westley, registrati negli studi beatlesiani di Abbey Road, a tramutarne le melodie in affreschi sinfonici.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:47

Abacab // Genesis

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Il 1981 è certamente stato il breakthrough year per Phil Collins. Il suo primo album da solista, Face Value, era stato nei primi mesi dell'anno un successo mondiale, bissato poi in autunno dal nuovo prodotto targato Genesis, denominato Abacab.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:45

A Kind Of Magic // Queen

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Mi sono dibattuto sul fatto se avesse ancora senso recensire le opere degli ultimi Queen, tanto popolari e conosciute le stesse sono diventate a cavallo della scomparsa del leader. Ma se escludiamo Innuendo, che inevitabilmente rappresenta un discorso a parte sia a livello tecnico che emozionale, nella seconda parte della storia della band c’è un album che più di altre è degno d’attenzione e di riflessione.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:42

Alberto Fortis // Alberto Fortis

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Pianista, batterista, compositore, poeta, cantante. Questo il biglietto da visita di un giovane Alberto Fortis allorchè appena ventitreenne incide l’album omonimo che vedrà poi la luce nel 1979.

Alberto Fortis prende forma da una matrice prettamente cantautoriale, ove si consideri che la maggior parte dei brani ricalca lo schema classico delle canzoni da “one-man show”, sequenze di strofe intervallate dal riff di base, più eventualmente piccole variazioni sul tema (per lo più strumentali) espresse una volta o due al massimo. Ne sono esempi In soffitta, La sedia di lillà, Il duomo di notte, A voi Romani, La pazienza. Da questa base si diramano tuttavia composizioni di maggior respiro, tra cui Sono contento di voi o rock atletici come Milano e Vincenzo e Nuda e senza seno. Dettò ciò, potrei anche terminare qui la recensione, dato che tutto quello che vi serviva sapere ve l’ho detto. Senonchè un sottile ma infrangibile filo azzurro lega ognuna di queste tracce. E’ un filo certificatore di qualità assoluta, che non viene meno in nessun momento del vinile. Sia che esso decolli dall’irresistibile verve polemico/sarcastica di A voi Romani, che soltanto i più beceri ed ottusi possono interpretare come semplice attacco campanilistico; sia che esso si dipani alto sopra la povere storia di solitudine ed abbandono della Sedia di Lillà, brano d’un lirismo e di una tensione interpretativa da veterano, sia che atterri felicemente nella ending L’amicizia, inno al più inossidabile dei sentimenti che "vorremmo fosse lei l’amore".

Due sono le peculiarità fondamentali che danno tono e lustro all’opera prima del cantautore ossolese: il coraggio e la poesia. Il coraggio, potremmo dire la temerarietà, che porta il giovanotto a fare delle prime due canzoni del disco due dichiarazioni di guerra: dopo la già citata A voi Romani, la dura invettiva di Milano e Vincenzo è allo stesso tempo una lode sperticata alla sua città d’adozione ed un violento sfogo contro il discografico (romano..) che tarpava le ali all’artista, il tutto reso sotto forma di uno ska irresistibile con piano e tastiera in grande risalto. La poesia s’esprime in gradazioni differenti. Quella senza speranza della suddetta Sedia di Lillà, dove vivissima è la disperazione di chi ha subito un doppio tradimento, dalla vita e dall’uomo e non vuole più lottare (“l’ombra non voleva stare sulla sedia di Lillà”); la prolungata suite strumentale che accompagna il triste epilogo di quest’esistenza rifiutata trasporta l’ascoltatore lungo i viali dell’oblio e della pace tanto anelata e infine raggiunta dal protagonista. La poesia tetra e desolata della filastrocca di morte de In soffitta o quella dell’intricata battaglia morale del personaggio destinato a soccombere ne La pazienza, pezzi dipinti in tonalità melodiche tanto semplici (la scala discendente di basso di Patrick Djivas ne In soffitta è l’abc dello strumento) quanto struggenti.

L’astrattismo dei testi di Fortis ha una nuova, significativa espressione nell’eterea Il duomo di notte, ritratto di un giovane frustrato nelle proprie ambizioni e aspettative dalle deludenti quotidianità di una vita mediocre, ove non bastino entusiasmo a forza a sorreggere i propri sogni e ci si debba rituffare in un ambiente limitativo e canzonatorio. Il tappeto sonoro, pacato e malinconico, è la cornice ideale a farci immaginare il protagonista che si sente piccolo ed insignificante di fronte all’imponenza e la suggestione del tempio notturno. Astrattismo che diventa lucida follia, nell’irripetibile Nuda e senza seno, ove l’eroe è l’ilare psicopatico della porta accanto, il jack the ripper che potrebbe nascondersi in ognuno di noi e non rinuncia a piccole stilettate di misoginia. Se Fortis è un pazzo, è però un pazzo che non disdegna di concedersi riflessioni mature e lungimiranti, quando nella quieta Sono contento di voi valuta che “alla fine le battaglie, i premi e le viltà saranno dei ricordi”. E se possiamo facilmente concordare che non si tratta proprio di un’esternazione nuova di zecca, va altresì ribadito che non è davvero consueto reperire elucubrazioni del genere tra i testi di bizzarri musicisti poco più che ventenni.
Uno dei migliori dischi d’esordio che io abbia mai avuto la fortuna di ascoltare.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:39

Brother Where You Bound // Supertramp

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Nel momento in cui avevano finalmente (e meritatamente…) varcato la soglia del grande successo, alla fine dell’1983 i Supertramp subiscono una perdita potenzialmente devastante, vale a dire l’abbandono del chitarrista/tastierista Roger Hodgson, una delle due anime creative della band. Ma come vedremo più avanti, per Brother Where You Bound, edito dai quattro superstiti nel 1985, è appropriata la definizione di disco dimostrativo, più che di transizione.

Giovedì, 07 Febbraio 2013 15:36

Thirty Three & 1/3 // George Harrison

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Ex non è solo un avverbio. E’ anche una disgrazia epica, se te lo applicano a 27 anni, ossia quando sei ancora ragazzino per lo show business della musica, ma soprattutto se accanto ti aggiungono la parola: Beatle. George aveva risposto da par suo, uscendosene col pluripremiato All Things Must Pass.

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