Impugnato il microfono, atteggiamento vagamente mod, Ricky Wilson si scatena al ritmo trascinante di The Factory Gates, e non ci vuole molto perchè il pubblico si esalti e segua il cantante nel suo incessante balzellare. La band di Leeds gioca subito la carta Every Day I Love You Less and Less ed il passo dalle transenne allo stage diving, per Wilson, è molto più corto di quanto la sicurezza possa immaginare. I Magazzini Generali sono conquistati e l'esibizione prende subito la forma del concerto rock che tutti si aspettano. Arriva quindi il momento di Vijay Mistry - alla batteria dei Kaiser Chiefs da poco più di un anno - sulle rullate a raffica di Ruffians on Parade, subito seguita da Little Shocks.
C’è tempo per uno scatto ricordo alla folla dalla compatta di Nick "Peanut" Baines, alle tastiere, mentre Wilson tiene alto il coinvolgimento con il gioco alla Queen del vocalizzo botta e risposta. Gioca anche sul titolo della successiva Na Na Na Na Naa e brandisce il tamburello per caricare il brano seguente, My Life, senza risparmiare nemmeno una goccia di sudore per tutta la durata della performance. Altrettanto generoso nei confronti dello spettacolo è l’indomabile Vijay Mistry che si serve di una maracas per tenere il tempo di Coming Home.
Quasi fosse questione di genetica, un bisogno per ogni buona british rock band degna delle proprie origini, l’accenno ai Fab Four arriva puntuale per introdurre Modern Way: “Qual è il tuo Beatle prferito?” chiede Wilson a Baines prima di far dire ad un ragazzo tra il pubblico il titolo del pezzo che avrebbe di lì a poco cantato a tempo di cowbell.
Sulle note di Ruby, il loro brano più popolare, non nemmeno una bocca tra le centinaia che si sono radunate ai Magazzini Generali resta chiusa; prima dei bis, chiudono la scaletta I Predict a Riot e The Angry Mob, intramezzate da una manciata di note di Volare, una tentazione troppo grande per ogni straniero cui sia concesso un microfono e la possibilità di esibirsi su suolo italiano.
I Kaiser Chiefs rientrano in scena al ritmo di Misery Company per poi concludere, come da tradizione, con Oh My God, intonata sul finale dall'alto della grancassa...e di un ottava più acuta. Più o meno un'ora di concerto, di energia, anima e mestiere che lasciano il segno tra i fan (e non) della band.