Jesus Christ Superstar è stato spettacolo di Broadway, ma soprattutto un film, che ha immortalato i suoi protagonisti e le loro performance, e tra ciò che i ragazzi di allora davvero forse non avevano previsto, c'era anche la possibilità che 43 anni dopo potessero loro stessi, ancora una volta tornare sul palco e indossare i medesimi panni.
Oggi Ted Neeley ha 71 anni, un dettaglio non da poco se devi interpretare un trentatreenne, Yvonne Elliman, ossia Maria Maddalena, ne ha quasi 63, Ponzio Pilato Barry Dennen 76. Sono loro gli unici 'superstiti' del cast originale, al quale con ogni probabilità si sarebbe aggiunto Giuda Carl Anderson se una malattia non l'avesse portato via prima. Considerate le premesse, con tutto il rispetto per la caratura degli artisti, il rischio di sentirsi più in un museo che in un teatro esisteva ed era concreto, ma si trattava di una paura infondata.
Ovviamente bisogna accettare un volto di Cristo un po' più rugoso rispetto alla tradizione, una Maria Maddalena senza il ventre piatto e dai fianchi un po' più larghi, ma date loro la possibilità di aprire bocca e scaldare le corde vocali, e scommetto che quello che resterà sarà solo un'interpretazione eccezionale e coinvolgente. Ci vuole coraggio per rimettersi in gioco in questo modo, ma la partita è vinta, e con la regia di Romeo Piparo va in scena uno spettacolo che non solo non sfregia l'originale, ma riesce a uscirne a testa più che alta. Non potendo e non volendo dilungarmi su elogi scontati, vorrei soffermarmi invece sul lavoro di regista e scenografo, che sono riusciti ad aggiungere qualcosa di personale a un'opera che di per sé poteva dire poco di nuovo, ma che è stata arricchita da elementi che hanno aggiunto interesse.
Buona ad esempio l'idea di inserire nella scenografia versetti dei vangeli che fanno da didascalia ai brani, permettendo anche a chi non capisce bene l'inglese di non perdere il segno e capire il senso di ciò che sta andando in scena. C'è molto di italiano in questa versione, come la parata di maschere della commedia dell'arte durante l'apparizione di Re Erode, o le immagini delle stragi mafiose che scandiscono, insieme ad altre più internazionali, frustata dopo frustata, la flagellazione di Cristo. Una scelta che potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma che complessivamente non stona.
E poi ci sono loro, i veri protagonisti, gli attori, quelli già citati, e quelli ancora meno famosi, molti italiani e all'altezza della situazione, tra i quali merita sicuramente di essere menzionato Giuda Feysal Bonciani, giovanissimo e audace nel raccogliere l'eredità di Anderson prima, e gli applausi del pubblico alla fine. Dei tanti momenti emotivamente rilevanti della serata tuttavia credo che non potrò mai dimenticare l'ingresso di Gesù nel tempio. Il timbro oggi è più scuro, ma le note ci sono tutte: con il suo urlo Ted Neeley non scaccia solo i mercanti, ma allontana anche quel cattivo vizio tutto italiano di credere che il musical possa sopravvivere solo grazie al contributo d'immagine di comici e soubrettes.