Ciò ha permesso una migliore valorizzazione delle peculiarità dei singoli brani. La seconda è che le canzoni stesse raggiungono uno standard qualitativo superiore, che non si limita ai singoli prescelti ma riguarda l’intero cd.
L’amore di Roberts per personaggi bizzarri ed in qualche modo “sfortunati” raggiunge il suo apice, in quella che resta sicuramente l’espressione più nota, a tutt’oggi, dell’arte della band canadese. La mostruosa galleria di ragazzini disgraziati, fisicamente e moralmente, descritti in Mmm mmm mmm mmm è stata a lungo oggetto di critiche circa la non-opportunità dei temi narrati; ci limitiamo a dire che melodicamente trattasi di brano molto ben riuscito, reso alla perfezione dal tono basso della voce di Brad ed ottimamente armonizzato creando un intrigante contrasto vocale. Non che tutte le tracce siano tanto sconsolate, il divertente refrain di Here I Stand Before Me, cattura subito l’ascoltatore, a patto che questi eviti di sviscerare le singolari teorie del testo circa la scarsa utilità delle varie parti dello scheletro umano. Persino la strampalata pena d’amore narrata in I Think I’ll Disappear Now mantiene alto il tono e il morale dell’album: il povero protagonista è talmente goffo ed improbabile che nessuno lo prende sul serio quando con fare pseudo drammatico annuncia che sparirà per un po’; l’importante è che sia rimasto abbastanza per creare un altro pezzo decisamente piacevole. Se avete anche voi quel cacchio di ipod che si usa adesso, ricordatevi di scaricare anche il brano successivo, perché l’allacciamento tra la tastiera sfumata di I Think I’ll Disappear e l’intro di batteria di How Does A Duck Know? rappresenta una delle sequenze più coinvolgenti dell’opera (oltretutto ascoltereste quantomeno anche un po’ di sana chitarra distorta).
La palma del brano migliore però spetta a Afternoons And Coffeespoons; non solo consta di tappeto musicale irresistibile, specialmente nel ritornello, ma volete mettere la soddisfazione di cantare a squarciagola che un giorno saremo tanto conciati da non poterci più muovere dal letto e vendere con questo migliaia di singoli?. Stesso discorso è applicabile per la title track, God Shuffled His Feet, che descrive le futili interrogazioni poste da un gruppo di gitanti ad un picnic ad un Ospite illustre che più non si potrebbe, che di fronte a tanta ottusità replica sdegnato con parabole astruse o con il silenzio. Anche qui la cantabilità e, potremmo dire, il calore del brano vengono premiati dalle cime delle classifiche. Degna di menzione anche la spensierata (auto?)ironia di When I Go Out With Artists o la visionaria pastoralità di The Psychic. Sarebbe ingiusto però attibuire al solo Brad il merito di un buona prova come questa. Notevole è anche l’apporto della sezione ritmica, particolarmente apprezzabile la performance del bassista Dan Roberts, fratello di Brad, che cuce linee di basso creative e coprenti, nonchè del batterista Michael Dorge, incalzante e pulitissimo nei toni più pieni del rullante.
Potremmo aggiungere, riguardo ai testi, che se qualcuno può ritenersi infastidito da certe immagini, può tuffarsi nella salutare oasi naturista/animalista di In The Days Of The Caveman o rifugiarsi nell’outro strumentale di Untitled. Un disco ben suonato, ben arrangiato, divertente e sarcastico. Non sarà molto, ma il rock non è mai stato solo sfighe e messaggi epici, neanche negli infuriati primi anni novanta.