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SENZA MUSICA LA VITA SAREBBE UN ERRORE Friedrich Nietzsche

Venerdì Marzo 29, 2024
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Venerdì 26 aprile 2013, doppio appuntamento a Senigallia con Marco di Battista e la musica di Lennie Tristano nell'ambito della rassegna Forme di Concerto organizzata dalla Scuola di Musica Bettino Padovano. Alle 18, il pianista presenta il suo recente libro dedicato a C-Minor Complex, uno dei brani più importanti composti dal musicista statunitense, presso la Libreria Io Book, in Via Fratelli Bandiera, 33; mentre alle 21, Di Battista terrà un seminario sulla tecnica pianistica e sulle peculiarità della musica di Tristano. Entrambi gli appuntamenti sono ad ingresso libero.

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Spetta a Javier Girotto & Aires Tango aprire ufficialmente il Piacenza Jazz Fest, giunto (con soddisfazione) al giro di boa delle dieci candeline. Un traguardo di gran peso, che colloca la rassegna emiliana nel novero dei festival di settore più accreditati in ambito nazionale, una proposta variegata dagli alti standard qualitativi.

 

Il direttore artistico Gianni Azzali e il sindaco di Piacenza Paolo Dosi hanno sottolineato nel discorso introduttivo come, nonostante mille difficoltà, si sia riusciti a mantenere viva una realtà strutturata come questa, divenuta ormai appuntamento imprescindibile per gli appassionati di jazz. Il concerto si è tenuto all'interno della location Le Rotative, ex area industriale legata alla storia del quotidiano locale Libertà, riconvertita in spazio multimediale; l'orario insolito non ha condizionato l'affluenza di pubblico, numeroso e carico d'aspettativa. Aspettativa risolta dall'esibizione degli Aires Tango, formazione che vanta ormai un affiatamento simbiotico frutto di una convivenza quasi ventennale (il gruppo è stato fondato nel 1994).

 

La musica del quartetto è una sapida ricetta che bilancia in modo intelligente stilemi del tango e improvvisazione jazz, innestando sapori etnici di origine andina che ne allargano l'orizzonte espressivo. Gli schemi armonico/ritmici del tango vengono espansi da un approccio tipicamente jazzistico (preponderante), attraverso un altalenante gioco di linguaggi.

L'attento controllo delle dinamiche, permette invece passaggi repentini dai pianissimo ai fortissimo, increspando l'incedere narrativo, caratteristica riscontrabile nel tango di Piazzolla, figura di riferimento per il gruppo. Girotto sfoggia un fraseggio fluido, ricco di cromatismi e dalla inesauribile cantabilità (anche nelle sortite solistiche), tratteggia struggenti pagine liriche o porta il sax soprano ai limiti dell'estensione inerpicandosi in sanguigne declinazioni. Contraltare del leader, Gwis avvicenda un accompagnamento sobrio e discreto (con sviluppo di linee tematiche anche sulla mano sinistra) ad accesi impeti solistici. Fondamentale in questo contesto l'apporto ritmico, elemento base della musica latina e di tutti gli idiomi di derivazione africana, ben espresso dalle suggestioni percussive di un fantasista come Michele Rabbia affiancato dalle linee umorali del basso elettrico di Marco Siniscalco.

 

La scaletta ha pescato sia nel repertorio storico che nelle incisioni più recenti: dall'apertura in crescendo, con un medley dei brani Pasión Albiceleste, Alborada e Caida Lenta, all'intensa dedica dai contorni malinconici Abuelas de Plaza de Mayo, suonata da Girotto al flauto andino (uno dei vari modelli in suo possesso), senza tralasciare le movenze tangueire di Pichuco e le poliritmie di La Luna. Nel mezzo Il Senso della Vita, Felliniana e 11 Mayo. La scelta del bis cade su Mi Niño, collage di ninne nanne da cui fuoriescono assonanze Haydniane.   

 

 

 

Informazioni aggiuntive

  • Artista Javier Girotto & Aires Tango
  • Luogo Spazio “Le Rotative” - Piacenza
  • Data Domenica, 14 Aprile 2013
  • Evento Piacenza Jazz Fest 2013, 10ª edizione
Martedì, 16 Aprile 2013 07:15

David Bowie is...David Bowie

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Il rischio di cadere nel luogo comune quando si parla di David Bowie è altissimo. Vorrei cercare di andare al di la della solita definizione di artista camaleontico, dalle mille sfaccettature e mille identità, ecc., e concentrarmi invece solo su questa esibizione, che a Londra è vissuta come un evento irripetibile. A testimoniarlo il numero di prenotazioni: ben prima dell'inaugurazione sono terminati i biglietti acquistabili online per i primi mesi, e da oggi all'11 agosto, giorno di chiusura, non c'è più un solo ingresso disponibile. L'unico modo per tentare di entrare nel mondo di David Bowie is (questo il nome scelto dai curatori) è quello di svegliarsi presto, magari un giorno infrasettimanale, e mettersi in coda un'oretta prima dell'apertura dei portoni del Victoria and Albert Museum (le 10 in punto). Quotidianamente infatti viene messo a disposizione un piccolo numero di biglietti sottratti alla vendita online, ma la domanda è altissima, dunque occorre fare presto e giocare d'anticipo.

Raramente mi è capitato di assistere a un tale fenomeno di euforia collettiva per una mostra. Potere della pubblicità che tappezza ogni vetrina, ogni rivista e ogni stazione dell'Underground o al mondo esistono più fan di Bowie di quanto immaginassi? Difficile rispondere, ma di certo al V&A hanno fatto centro. Perfetta anche la tempistica, quasi sospetta.

A fine agosto, dopo mesi di inattività, David Bowie pubblica un post sul proprio profilo Facebook precisando di non avere partecipato in alcun modo all'allestimento, ma di essersi limitato a concedere ai curatori accesso al proprio archivio privato. Poi inizia la pubblicità, in autunno la copertina di Aladdin Sane, scelta come emblema dell'evento, è un po' dappertutto. A gennaio, contestualmente con l'uscita del singolo Where Are We Now?, viene annunciato il nuovo album, The Next Day, che vede la luce il 12 marzo, dieci anni dopo Reality, il suo ultimo lavoro in studio, e undici giorni prima del vernissage, che avviene in un clima di grande attesa e curiosità.

Il prezzo del biglietto, 14 sterline, è in linea con le altre esibizioni temporanee del V&A, adeguato agli sforzi creativi e tecnici dello staff, e comprende un'audioguida dinamica, connessa via wireless a una serie di trasmettitori posti lungo il percorso, che cambiano automaticamente la traccia a seconda della propria posizione e di ciò che si sta osservando.

La mostra è strutturata principalmente in ordine cronologico, dalla nascita in un vicolo della Brixton post seconda guerra mondiale a oggi, passando per le scorribande spaziali del Maggiore Tom, la nascita e la morte di Ziggy Stardust, Berlino, gli anni Ottanta, le apparizioni cinematografiche e tutto ciò che è stato rilevante nella carriera di un artista che probabilmente è stato più rivoluzionario dei rivoluzionari.

Alla fine degli anni Sessanta, quando tutta la musica rock spingeva verso la spontaneità portata ai suoi estremi, come se lo spogliarsi di ogni orpello fosse l'unica via percorribile per offrire profondità e onestà intellettuale, Davide Bowie prendeva un'altra strada, quella della messa in scena dichiarata, delle maschere, dei costumi, delle identità destinate ad affermarsi e poi sparire per lasciare spazio a un nuovo mondo, della ricerca continua di nuovi se stessi, pur con il pericolo di creare confusione tra il proprio io e la sua rappresentazione. Emblematico in questo senso il video The Mask, in cui un 22enne Bowie mima proprio il rischio di non riuscire più a levarsi dal volto la maschera indossata per compiacere il pubblico.

La collezione esposta nei corridoi e nelle teche è ricca, e per una visita non superficiale richiede almeno due ore e mezza, durante le quali si possono ammirare rarità come i testi scritti a mano di brani come Starman, Life on Mars e Rock 'n' Roll Suicide, bozzetti delle copertine dei suoi album, spesso auto prodotti e frutto della sua fantasia, così come molte scenografie dei suoi concerti, retaggio della sua passione per il teatro, oltre a performance live inedite o poco conosciute (ipnotica la versione di The Man Who Sold The World al Saturday Night Live del 1979, con la partecipazione di Klaus Nomi), e, ovviamente, decine di costumi, significativi quanto la sua produzione musicale.

E' difficile dire se il mito di Bowie avrebbe raggiunto certe dimensioni se si fosse limitato a indossare un jeans e una maglietta negli ultimi 45 anni, ma si può affermare senza possibilità di smentita che per lui l'abito è sempre stato parte del messaggio, quando non il messaggio stesso. La sua apparizione a Top of The Pops nel 1972, con tuta variopinta ispirata nel taglio ad Arancia Meccanica, stivali rossi e look androgino è ricordato come un evento mediatico che ha colpito come uno schiaffo al volto l'Inghilterra più tradizionalista, e stimolato la fantasia dei giovani allora sintonizzati sulla BBC. Perché in un periodo in cui ormai tutti potevano farsi crescere i capelli senza dare nell'occhio, per ribellarsi ad autorità e genitori bisognava giocare altre carte, come quella della confusione dei generi sessuali.

Sotto il tetto del Victoria and Albert Museum in questi giorni ci sono molti dei costumi che hanno scandito il viaggio di un artista che per decenni ha influito direttamente o indirettamente su chi è venuto dopo di lui, e che a volte non ha saputo, o voluto, riconoscere la paternità della propria ispirazione.

Cercare di racchiudere tutto ciò che David Bowie è e rappresenta fra quattro mura non dev'essere stato semplice, ma il risultato è eccellente, così come geniale è la scelta del titolo.

David Bowie is: la frase concludetela voi, se pensate che esista un aggettivo o un'espressione non limitante per il soggetto in questione.

 

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La quindicesima edizione prende congedo con una prima assoluta, una proposta esclusiva che affida il suo varo proprio a Pavia: il binomio Tim Berne/Mary Halvorson, sbarcati direttamente da New York poche ore prima.

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Diciamo le cose come stanno: la Gioconda non è certo il migliore dei pezzi esposti al Louvre. Ha una storia interessante, cela enigmi irrisolvibili, ma nello stesso edificio credo si possa trovare di meglio. Eppure in nessun’altra sala del museo, davanti a nessun’altra opera c'è la stessa ressa, lo stesso numero di turisti (con nutritissima rappresentanza di giapponesi) che sgomitano per farsi fotografare davanti a un quadro che hanno già visto milioni di volte stampato su libri e giornali. Perché?

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Martedì, 09 Aprile 2013 12:51

Pino Daniele // Toronto Jazz Festival 2013

La trentennale carriera di Pino Daniele, intrisa di collaborazioni internazionali con alcuni dei più grandi musicisti viventi, non è passata inosservata all'organizzazione del Tornto Jazz Festival, che si svolgerà per dieci giorni consecutivi dal 19 al 29 giusgno 2013. Più di un milione di spettatori distribuiti nelle 60 location che ospiteranno eventi e concerti fanno del Jazz Festival di Toronto uno degli appuntamenti più importanti del settore.

Ricordiamo la partecipazione al Toronto Jazz Festival lo scorso anno di Roberta Gambarini (leggi la recensione) e quella di Jovanotti al Luminato Festival, svoltosi nella stessa città (leggi recensione) che lo aveva accolto con un entusiasmo ed una partecipazione d'eccezione, evidente conseguenza dell'immensa comunità italiana che popola la metropoli canadese.

Il concerto si svolgerà lunedì 24 giugno 2013 - ore 20.00 presso Nathan Phillips Square, 100 Queen Street West

Biglietti in vendita su Ticketmaster o telefonando al 1.855.985.5000

La line-up completa del TD Toronto Jazz Festival sarà annunciata il 24 aprile 2013
Per maggiori informazioni: www.torontojazz.com


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Al terzo incontro “Dialoghi: jazz per due” raddoppia la proposta. Quattro sassofoni coabitano sul palco di Santa Maria Gualtieri (in totale assenza di strumenti armonici e ritmici) alternandosi in differenti combinazioni: solo, duo, quartetto.

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