Ci ha abituati ad uscite di scena eclatanti, suicidi simbolici, morti inscenate, risurrezioni altrettanto sconvolgenti. Anche questa volta - mi dico – è la stessa cosa: “la sua arte vive e rinasce, oggi e per sempre”. Anche questa volta - mi dico – ma non è così.
La stella nera del suo ultimo album, impronunciabile, senza caratteri, senza colori, senza gioia, sembrava preannunciarlo. Le atmosfere tetre, il sapore acre degli arrangiamenti dissonanti, la sua voce (la solita) e i video intrisi di sofferenza si fondono nell’ennesimo capolavoro che Bowie ci ha regalato, festeggiando con l'uscita del videoclip Lazarus il giorno del suo sessantanovesimo compleanno, tre giorni prima della sua morte.
Anche questa volta ci ha stupiti - mi dico – ma sarà l’ultima.