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SENZA MUSICA LA VITA SAREBBE UN ERRORE Friedrich Nietzsche

Mercoledì Settembre 18, 2024
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Larry Schneider, Ferdinando Faraò, Marco Vaggi e Luigi Bonafede Quartet

Luogo: Circolone, Legnano (MI)
Data: 21 aprile 2011
Evento: Si sbagliava da professionisti
Voto: 7


La più celebre tradizione jazz, dal Capolinea di Milano ai club newyorkesi, intrisa dell’eclettismo di Ferdinando Faraò, passa e lascia il segno al Circolone di Legnano, trasformatisi in occasione della rassegna Si sbagliava da professionisti in luogo di culto per amanti del genere.

Il trio di Faraò per la serata si fregia della collaborazione di Larry Schneider: la storia del sassofonista originaio di Long Island parla attraverso il suo curriculum, che riporta collaborazioni con musicisti del calibro di Billy Cobham, Horace Silver e Bill Evans.

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Chichiro Yamanaka Trio @ Art Blackey Jazz Club

CHIHIRO YAMANAKA TRIO

www.myspace.com/chihiroyamanaka

Luogo: Art Blakey Jazz Club, Busto Arsizio (VA)
Data: 31 OTTOBRE 2011
Evento: Rassegna Jazz
Voto: 8


Chihiro Yamanaka - pianoforte
Mauro Gargano - contrabbasso
Mickey Salgarello - batteria

Quando si aggirava tra i tavoli dell’Art Blakey Jazz Club alla fine del concerto, vestito nero, teiera stretta timidamente tra le mani e cappello a punta regalatole per la notte delle streghe, Chihiro Yamanaka sembrava, più che una malvagia fattucchiera, una splendida e minuta fatina con un sorriso dolce e riservato. Ma se qualcuno l’avesse vista qualche istante prima, mentre piegava al suo volere gli 88 tasti del pianoforte, avrebbe avuto, quanto meno della sua grandezza, una percezione totalmente differente.

Lo slancio e l’intensità che avrebbero permeato il sound della serata si sono mostrati a tutti i presenti sulle prime note di Take Five: il celeberrimo cinquequarti di Dave Brubeck è per l’occasione rivisitato e modulato, ma mai distorto o forzatamente distaccato dall’originale. La stupefacente padronanza, la determinazione e la tecnica di Chihiro Yamanaka divampano sul palco nel rispetto della tradizione, e conferiscono al brano una nuova forza propulsiva.

Nell’introdurre Antonio’s Joke, composizione della pianista ispiratale dalle vicende di un suo estroverso amico e coinquilino siciliano, la Yamanaka accenna una sorta di captatio benevolentiae rivolta al club che le sta sta ospitando: «Art Blakey è il mio batterista preferito, ho tutti i suoi dischi. Quindi per me è doppiamente un piacere essere qui». Quello che colpisce immediatamente nell’ascolto di Antonio’s Joke è la spiccata propensione melodica della compositrice: il brano è familiare e piacevole fin dal primo ascolto senza sacrificare costruzioni sofisticate e virtuosismi impegnativi.

L’approdo successivo è alla musica classica con Liebesleid (Love’s sorrow) di Fritz Kreisler, ma la marca inconfondibile dell’arrangiamento è quella di Chihiro Yamanaka: il tema viene subito affermato dal pianoforte con un carattere caliente, poi il brano si snoda tra solo di pianoforte e batteria che creano una dinamica accattivante, mentre la pianista vive e partecipa la musica con una fisicità che aumenta ancor più il coinvolgimento della platea.

Il rientro dalla pausa è segnato da un omaggio ad Aldo Romano con Somebody’s Proof, seguito da una rivisitazione di Giant steps di John Coltrane. La successiva Rainbi and Rain, ancora a firma Yamanaka, inizia con lo sgocciolare delle note fluide del contrabbasso di Mauro Gargano, seguite da un pizzicato che ricorda il picchiettio della pioggia sul suolo; come un rombo di tuono il pianoforte poco dopo entra “a piene mani” e si conquista la scena.

Lo swing di Flight Of The Foo Birds (Count Basie) è l’ennesima scelta azzeccata per il divertimento della platea che a questo punto non ha nessuna intenzione di farsi sfuggire l’occasione di ascoltare un altro brano del trio e a gran voce chiede il bis. Ce ne saranno due prima che la pianista giapponese e i suoi due scudieri lascino il palco trra gli applausi di un pubblico affascinato: l'ennesima prova della grande musica che risuona da anni tra le pareti dello sperduto vicolo Carpi di Busto Arsizio.

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Qualunque cantautore farebbe carte false per avere nel proprio repertorio un brano come Generale, chiusura perfetta di un concerto, finale d’effetto con pubblico in tripudio. Invece, chi ha effettivamente firmato quel pezzo può permettersi di utilizzarlo, con ritmo più agile e scanzonato, per rompere il ghiaccio: una cordiale stretta di mano ad una nuova platea.

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