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Mercoledì, 31 Luglio 2013 06:53

La galoppata Brit dei Blur conquista Milano

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Blur // Ippodromo del galoppo di Milano Blur // Ippodromo del galoppo di Milano

Della guerra del Britpop saprete già tutto, basta una ricerca su Google per rivivere quei giorni di metà anni Novanta, quando Blur e Oasis si sfidavano a colpi di singoli in uscita lo stesso giorno, e Noel Gallagher augurava a Damon Albarn di morire di Aids.

Nel frattempo sono cambiate molte cose, Noel ha chiesto scusa e ha anche suonato in pubblico con Damon, gli Oasis non esistono più, mentre i Blur si apprestano a rilasciare un nuovo album, dieci anni dopo Think Thank.

Vien da sé che, visto il lungo periodo di inattività, la loro esibizione diventa subito un grande revival, che non può che iniziare da Girls & Boys, primo singolo di Parklife, che nel 1994 diede lo scossone decisivo alla carriera della band, facendola sobbalzare nelle zone alte delle chart inglesi e statunitensi.

Il viaggio parte da lontano con Popscene, e poi ancora a ritroso con There’s no other way, secondo singolo in assoluto del gruppo, il primo a riscuotere un certo successo, soprattutto in patria. L’atmosfera è leggera, scanzonata, molto piacevole oggi, forse fin troppo spensierata all’epoca, se ricordiamo che nello stesso anno uscivano Nevermind e Ten, e la produzione musicale di Seattle riusciva a sfamare una generazione di adolescenti che, travolti dai mutamenti storico-politici, forse per la prima volta non avevano voglia né di cambiare il mondo, né di proclamare la propria libertà individuale, bensì si rassegnavano all'indolenza e si accontentavano di condividere senza vergogna la propria depressione (vera o presunta). In un contesto simile non è difficile capire per quale motivo, meriti artistici a parte, una figura come quella di Kurt Cobain, oscurasse tutto il resto.
Le cose però erano destinate a cambiare, e di lì a poco nel Regno sarebbe iniziata la riaffermazione dell’orgoglio musicale britannico.

Dal 1991 al 1997, si volta pagina anche in questa caldissima e afosa serata milanese, con la lennoniana Beetlebum. I quattro londinesi suonano bene, sono allegri, garbati, e coinvolgono il pubblico. L’eroe del giorno, vincitore per distacco, è un ragazzo che si presenta travestito da cartone del latte antropomorfo, come il protagonista del video di Coffee and Tv. Quando la canzone inizia Damon lo nota e lo vuole sul palco, lui accetta l'invito e balla per tutta la durata del brano tra Albarn e il chitarrista (in questo frangente cantante) Graham Coxon. Purtroppo non conosce a memoria il testo, e quando gli viene chiesto di cantare al microfono il terrore si impossessa di lui. Poco male, la
menzione d'onore è comunque sua.

E' il momento più divertente dell'evento, Tender è un'altra festa collettiva, migliaia di “Oh my baby” che si alzano dal prato e dalle tribune, quasi un peccato che sia posta così in alto in una scaletta che prosegue poi con To The End e con la storica Country House. Dico storica perché fu proprio questa composizione ad aggiudicarsi, nel 1995, quello che la rivista musicale inglese NME definì il “Campionato britannico dei pesi massimi”, ossia la sfida con Roll With It degli Oasis, che uscì lo stesso giorno, e che perse quella battaglia, sebbene l'album che la conteneva, (What's The Story) Morning Glory, alla lunga ebbe la meglio, così come i suoi autori.

Damon festeggia ancora oggi, non fa lo snob, scende dal palco, abbraccia i suoi fan, scatta foto insieme a loro, si arrampica sulle transenne, poi risale, corre, inciampa e cade, ma si rialza subito, in tempo per le prime note dell'altrettanto energica Parklife.

Ancora tre brani, poi si va al riposo, per ripartire con la recente Under The Westway. Completano l'encore For Tomorrow, The Universal e Song Two.
Condivisibile la scelta di tenere un brano atteso e potente come quest'ultimo per le battute finali, un po' meno quella di usarlo proprio come atto conclusivo. La musica è troncata di netto, così come il concerto, che termina sull'ultima pennata di Coxon, senza un saluto o un ringraziamento. La sensazione è quella che si prova dopo un'ora e mezzo di sesso intenso, dopo la quale si viene però abbandonati in fretta e furia senza una carezza né la promessa di rivedersi presto. Resta tuttavia la soddisfazione di avere partecipato a uno spettacolo ben organizzato.

Dopo anni di assenza, liti e progetti paralleli il gruppo va ancora in scena con entusiasmo e semplicità, mettendo al centro delle proprie performance la musica, senza sentire il bisogno di attirare l'attenzione riproponendo idee pensate da qualcun altro.
I Blur d'altronde indossavano già con disinvoltura occhiali con la montatura spessa, e soprattutto facevano del buon pop, quando gli hipster del futuro erano ancora troppo giovani per guidare, e perfezionavano la loro imitazione di Robert Smith chiusi nelle loro camerette.


 

Setlist:

Girls & Boys
Popscene
There’s No Other Way
Beetlebum
Out Of Time
Trimm Trabb
Caramel
Coffee & TV
Tender
To The End
Country House
Parklife
Young And Lovely
End Of The Century
This Is A Low


Encore:
Under The Westway
For Tomorrow
The Universal
Song 2

Informazioni aggiuntive

  • Artista: Blur
  • Luogo: Milano, Ippodromo del galoppo
  • Data: Domenica, 28 Luglio 2013
  • Evento: Tour 2013
Letto 8940 volte Ultima modifica il Mercoledì, 31 Luglio 2013 07:49
Marco Signorelli

Marco Signorelli nasce alla periferia di Milano una domenica del 1981. Dopo un'infanzia musicale più che comune è colpito da una folgorazione punk-grunge in età adolescenziale, la rivoluzione culturale che cambia per sembre il suo modo di intendere le sette note. Le porte della percezione sono ormai aperte e la vita diventa una scoperta continua: amori, infatuazioni, delusioni e passioni che consumano l'anima. Dai Nirvana ai Pink Floyd, dai Doors ai Beatles, dai Queen ai Led Zeppelin. Tutto ciò che è stato rilevante nella storia della musica lo è anche per Marco, con una menzione d'onore per il quartetto di Liverpool e i gruppi progressive anni 70. Nel frattempo, tra un cd dei Dire Straits e una strimpellata, studia, si laurea, e diventa giornalista professionista.
Ama le performance dal vivo, la spontaneità artistica e il vinile.

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