Il versatile musicista francese è depositario di diversi linguaggi (jazz, classico, rock, folk), frequentati nell'arco di una stimolante carriera dai risvolti pluridirezionali (indicativa l'esperienza negli anni settanta con i connazionali Magma, rivoluzionario gruppo rock progressive guidato dal batterista Christian Vander). Lockwood è uno degli esponenti più importanti di quella corrente europea di rinnovatori (Stéphane Grappelli, Jean-Luc Ponty, Zbigniew Seifert) che hanno stravolto la visione accademica del violino, alterandone i parametri di riferimento (e la sua natura acustica) e traghettandolo nell'era moderna.
Virtuoso, esploratore di suoni, Lockwood è dotato di un tocco leggero asservito all'ardente lirismo, da cui trasuda a tratti l'influenza di Grappelli, che si traduce in un intelligibilità densamente melodica. Affiancato dal timing incontrovertibile della sezione ritmica De Piscopo/Fioravanti, e dalle solide sottolineature di Faraò, sottilmente divise tra popolare e jazz nel suo Around Frygian, il violinista si è prodigato in torrenziali assoli privilegiando le zone alte dello strumento, a percorrere standard celebratissimi, brani autografi e un paio di composizioni siglate dal pianista.
L'apertura free di Solar, noto standard, si è trasformata gradualmente in un vorticoso swing, mentre la seguente Positive Life, a firma Faraò, ha messo in campo estetiche e dinamiche fusion, esibendo la tecnica impeccabile dal tocco muscoloso ma limpido del pianista, divenuto ormai una certezza internazionale. Dopo l'introduzione a due (piano/violino), svolta fra riminiscenze classiche e derive jazz, Someday My Prince Will Come ha prontamente virato sulla strada dello swing (uno degli imprint della serata); swing che ha contrassegnato un altro standard famoso, Impression.
Sempre in tema di classici In A Sentimental Mood viene rivestito con le formeseducenti del blues, lastricato dalle contrappuntistiche invenzioni ritmiche di De Piscopo. Una fantasia esuberante che il batterista ha avuto modo di liberare nella rilettura manouche style di All The Things You Are. Il violino elettrificato di Lockwood ha beneficiato di un ponderato utilizzo di effetti (sua cifra stilistica), sfruttati integralmente nell'esibizione in solo Globtrotter (titolo illustrativo), suggestivo patchwork sonoro che ha scomodato Bach, il rock, la musica klezmer e il jazz in un tourbillon imprevedibile.
Il bis si accentra sulle cadenze shuffle, colorate da Lockwood con un accattivante effetto wah, di Barbizon Blues, blues di stampo tradizionale uscito dalla penna dell'artista francese, a chiusura di una serata dove le linee di demarcazione risultano gradevolmente sfuocate.
FORMAZIONE
Didier Lockwood (violino)
Antonio Faraò (pianoforte)
Riccardo Fioravanti (contrabbasso)
Tullio De Piscopo (batteria)