Figlio d'arte, ha sviluppato la passione per la musica in seno alla famiglia nella natia Cuba, fra ascolti di classica, jazz e brani della tradizione locale; dopo gli studi accademici all'Avana i primi ingaggi nell'ambito di formazioni jazz e l'incontro, prodromo di riconoscimenti internazionali, con due figure prominenti come Dizzy Gillespie e Charlie Haden. Una carriera in costante crescita, che lo ha portato a misurarsi alternativamente sia sul fronte classico che su quello jazz in differenti contesti strumentali e prestigiose collaborazioni, sfuggendo però incomprensibilmente all'attenzione del grande pubblico (forse più attratto da lustrini e paillette).
La perfetta padronanza dei dettami musicali ha permesso al pianista cubano di elaborare una perfetta sintesi linguistica tra musica colta, jazz e idioma afrocubano, un defluire mutevole, in perenne trasformazione, dove generi e stili si manifestano in modo inaspettato, ora celati ora in rilievo, con un sapiente gioco di silenzi, pause e improvvisi guizzi dinamici. Alcuni brani, come la meditativa Maferefun Iya Lodde Me, legata alle complesse movenze ritmiche della Santeria cubana, o la nenia infantile che ispira Yolanda Anas, provengono dall'ultimo lavoro Fè...Faith, nato sotto l'egida della neonata etichetta di Rubalcaba 5Passion.
Anche Improvisation 1 e Preludio Corto #2 (Tu Amor Era Falso), del compositore cubano Alejandro Garcia Caturla, sono estrapolate dallo stesso disco: la prima è una velata dedica a Coltrane, generata sulla progressione armonica di Giant Steps, mentre la seconda gravita nella sfera della musica colta. Un tocco rigoroso e selettivo, di stampo classico, che non indulge in esasperanti accademismi, più rivolto all'informalità del jazz e alla sua plasticità che non a severi schemi prefissati. Le lunghe fughe cromatiche di derivazione classica sono intervallate da brevi fraseggi spezzati e sequenze d'accordi di natura boppistica, arricchiti da inserti ritmici di origine afrocubana che deflagrano o rimangono sottintesi.
In repertorio anche una First Song di Charlie Haden rivista con un taglio colto e la popolare (in ogni accezione) Besame Mucho, smembrata e ricomposta (altra peculiarità del modus operandi del pianista cubano) in segmenti. Un inizio di concerto dai toni sommessi, che a lievi passi ha svelato tutto il retroterra culturale e la poetica di Gonzalo Rubalcaba.