Poliedrico e imprevedibile, il polistrumentista veneto è depositario di una musica che, mai come in questo nuovo progetto, esorta l'ascoltatore a fruire della vista (e della fantasia) oltre che dell'udito. La componente coreografica assume una posizione paritaria, complemento di uno scorrere narrativo in cui si avvicendano musica e testo. Si, perché il recente lavoro di Ottolini Bix Factor, protagonista assoluto del concerto, è un vero e proprio concept che contempla nel packing del doppio album anche un racconto, scritto in coppia con la vocalist Vanessa Tagliabue Yorke, dal carattere surreale e nostalgico in rapporto simbiotico con la musica.
Il titolo prende le mosse dalla figura carismatica del trombettista di Davenport Leon Beiderbecke, meglio noto come “Bix”, pretesto per omaggiare il lascito artistico del primo novecento, uno dei periodi più stimolanti e innovativi della storia della musica moderna, e i suoi protagonisti (Bix Beiderbecke, Nick La Rocca, Blind Willie Johnson, W. C. Handy, Hoagy Carmichael, King Oliver incluso Stravinsky e Schoenberg) senza distinzione di genere. Il programma ripropone (non integralmente) la scaletta del disco, con una disposizione random dei brani e l'aggiunta di qualche extra (New Orleans, Deep Henderson) contestuale al periodo.
Un florilegio timbrico e stilistico che definisce compiutamente il pensiero omnidirezionale di Ottolini, ironico e giocoso in superficie ma densamente strutturato in profondità, in bilico tra tradizione avanguardista e modernità tradizionalista. Scenografica la performance del comparto femminile con sfoggio di costumi in stile: la voce di Vanessa Tagliabue Yorke, limpida e affilata, si contrappone a quella nera e graffiante di Stephanie Ocean Ghizzoni, impegnata anche al washboard e in folklorici riti voodoo.
Vincenzo Vasi incarna il lato più freak della formazione, diviso fra il distintivo theremin e una pletora di coloristici suoni da cartoon, titolare fra l'altro di interventi vocali di stampo waitsiano. Tempestiva la ormai collaudata ritmica Gallo/De Rossi, sempre pronta a seguire i cambi di rotta del leader che, con il resto della sezione fiati, reinventa pagine classiche del jazz e del blues (ma non solo) come Buddy Bolden Blues, I'm Coming Virginia, Hong Kong Blues, New Orleans, Soul Of a Man, Lover Come Back To Me, Buster Keaton Blues o una St. James Infirmary Blues proposta nel bis e ribattezzata ironicamente da Ottolini Blues dei tre cani randagi.
Le atmosfere mutano costantemente, gli arrangiamenti plasmano pulsanti Big Band, nebbiosi e inquietanti Delta blues su cui Botti, lasciata la viola, imbraccia la chitarra resofonica versione slide, intemperanze rock o dinamiche marching band (l'iniziale rilettura dell'Andante, secondo movimento dall'Ebony Concerto di Stravinsky). Un esibizione fantasmagorica, che nella location originaria di Piazza Cavalli (sostituita causa maltempo) avrebbe aggiunto ulteriori suggestioni, ma che non ha mancato comunque di appagare le attese del folto uditorio.
FORMAZIONE
Mauro Ottolini (trombone – sousaphone – voce – direzione); Vanessa Tagliabue Yorke (voce); Stephanie Ocean Ghizzoni (voce – riti voodoo – washboard); Vincenzo Vasi (voce – theremin – flauto a naso – giocattoli); Paolo Degiuli (cornetta); Guido Bombardieri (clarinetto – sax alto); Stefano Menato (sax tenore – clarinetto); Paolo Botti (viola – chitarra resofonica); Enrico Terragnoli (banjo – chitarra – podofono); Franz Bazzani (pianoforte – armonio liturgico a pedali Galvan); Danilo Gallo (contrabbasso); Zeno De Rossi (batteria)