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Mercoledì, 13 Febbraio 2013 09:53

A Night At The Opera // Queen

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A Night At The Opera // Queen A Night At The Opera // Queen

L’indiscusso capolavoro e l’album che impone definitivamente il gruppo alla ribalta mondiale. I Queen completano con A Night At The Opera il passaggio graduale dalla formula vincente hard’n’glam ad un rock a 360°, nel quale le abilità e la versatilità dei singoli componenti vengono esaltati alla massima potenza.


Nel corso degli anni questo cambio di direzione alienerà alcune simpatie alla band, ma ad onor del vero va rilevato che nei casi in cui la resa qualitativa permane di primissimo livello, come in A Night At The Opera, tale critiche appariranno pretestuose e fuori luogo.

E’ un Freddie decisamente “carico” ad aprire il disco, con Death On Two Legs, violenta invettiva contro un funzionario della casa discografica, i cui termini davvero offensivi sono immortalati sontuosamente prima con un pressante incedere a ritmo di tango poi con pulitissime chitarre all’unisono, per poi sfociare in Lazing On A Sunday Afternoon, espressione vagamente retrò, che il nostro replicherà più tardi in Seaside Rendez-vous, a ribadire la sua passione per le atmosfere da music hall. Molto potenti anche il contributo di Roger, ossia I’m In In Love With My Car, che rappresenterà anche il suo primo brano di un certo successo, e Sweet Lady di May, classico pezzo rock su tre accordi caratterizzato dal vorticoso finale. Il primo lato dell’opera è completato da due eccellenti esercizi melodici. You’re My Best Friend, seconda prova compositiva di John Deacon, esprime il talento del proprio autore per linee armoniche semplici ed efficaci, corredate da liriche inneggianti, per l’appunto, all’amicizia come “rifugio” dell’anima. (Peculiarità che valsero al serafico bassista il primo lato A della sua militanza nei Queen).
A Brian si deve l’intrigante 39, surreale spaccato blue grass che descrive la vicenda di viaggiatori dello spazio che invece di un anno, come previsto, resteranno lontano dalla Terra per un secolo, prima di uno scioccante ritorno. L’apparente semplicità della strofa lascia poi strada ad un complesso schema melodico nel refrain. L’azzecata ed ingannatrice vena country della canzone e le complesse armonie vocali di May, Taylor e Mercury nel bridge strumentale, ne fanno uno dei capolavori della raccolta.

Il secondo lato dell’album è un ammaliante tragitto verso il compimento della Rappresentazione. E’ Mercury che commuove in Love Of My Life, appassionata dichiarazione d’amore, meravigliosa nella sua semplicità, che diverrà un celebrato appuntamento dal vivo, con il pubblico a cantare all’unisono con (e al posto di) Freddie. E’ Brian che rifà il verso allo stesso leader con l’esercizio swing di Good Company, dominato dall’ukelele.
Poi, finalmente, è la consistenza del Salto di Qualità. Ossia la vincente escursione nel prog-rock dei due pezzi epici che chiudono A Night At The Opera. La raffigurazione biblica di Brian, esposizione solenne dell’apocalittica agonia d’un popolo assetato di risposte divine, denominata propriamente Prophet’s Song, che parte oziosa per poi lanciarsi in poderosi intermezzi hard-rock, in elettrizzanti cambi di tempo ed in lungo, articolato, intermezzo vocale, il cui crescendo porterà alla ripresa del refrain.

L’irrepetibilità della epica Bohemian Rhapsody, l’episodio che sintetizza il valore ed il fascino del disco. Uno scrigno che racchiude i giganteschi progressi realizzati dalla band in tre sezioni: ballata per piano, intermezzo operistico, outro hard rock prima della breve replica del tema iniziale. L’argomento trattato dal testo rappresenta un’ulteriore compendio del Mercury-pensiero, un ottovolante di sensazioni, spruzzi di negatività e pessimismo mescolate a baldanza, celebrazione del proprio io, un continuo andirivieni dentro e fuori dal Sogno della Rockstar, anzi, dell’Opera Star. Masterpiece assoluto, talmente unico da essere presentato live…da studio, ossia con la parte mediana(operistica) riprodotta semplicemente da disco. Un atto onesto e dignitoso, che aumenterà il tripudio del pubblico. l sipario sulla trionfale notte all’opera viene calato da Roger e il suo maestoso colpo di gong finale. I ringraziamenti sono affidati all’arrangiamento made in May dell’inno nazionale inglese.

Applausi a scena aperta, francamente meritati, per un album il cui livello qualitativo si dimostrerà per diversi anni inarrivabile. Solo Innuendo, quattro lustri dopo, si avvicinerà considerevolmente a un tale standard, anche se molto diverso sarà, purtroppo, la condizione emozionale dalla quale scaturirà questo nuovo capolavoro.

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Alfonso Gariboldi

Poesie, racconti, recensioni: la caleidoscopica  proposta di Alfonso Gariboldi per AMA music si traduce in una acuta retrospetiva che indaga vizi e virtù degli album che hanno fatto la storia della musica. Ogni sua recensione è arricchita da un collegamento storico, un aneddoto, una riflessione sagace che contribuisce a delineare lo stile irreprensibile e irriverente della rivista.

Per ulteriori informazioni circa l'attività letteraria di Alfonso rimandiamo al suo sito personale www.alfonsogariboldi.it

Sito web: www.alfonsogariboldi.it

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