La grande stagione del rock progressivo italiano ha inizio da qui, con questo ottimo apripista ad opera Pagliuca-Tagliapietra, denominato Collage, ossia il secondo (o terzo, le solite beghe da condominio circa l’ufficialità o meno di vecchi vinili emessi all’inizio di grandi carriere) album delle Orme.
Dopo l’ ubriacatura rock dello smagliante, immediato Peter Pan, e celebrata la seconda affermazione a Sanremo con la tirata Mistero, Ruggeri sceglie, forse anche a causa di delicate vicende personali, di tornare a privilegiare la melodia e la riflessione nell’album di inediti seguente, Oggetti smarriti.
L'ascolto di To The Faithful Departed, terza prova degli irlandesi Cranberries, evidenzia il tentativo della band di crescere, emotivamente ed a livello di contenuti, rispetto a quanto mostrato in passato. Ricorrendo a tal proposito a tematiche scottanti, testi forti ed immagini fortemente evocative.
L’indiscusso capolavoro e l’album che impone definitivamente il gruppo alla ribalta mondiale. I Queen completano con A Night At The Opera il passaggio graduale dalla formula vincente hard’n’glam ad un rock a 360°, nel quale le abilità e la versatilità dei singoli componenti vengono esaltati alla massima potenza.
Giusto al compimento del decimo anno di carriera, ecco spalancarsi per il quartetto giorgiano le porte, finora pesanti e chiuse a tripla mandata, del consenso mondiale. E’ un peccato che tale momento storico sia immortalato dall’album più debole della loro storia fino a quel momento (ci sarà qualcosa di peggio molti anni dopo), che però ha il pregio di contenere il manifesto-REM per eccellenza ed il brano con cui ancora oggi diciotto anni dopo, l’ascoltatore medio (leggi = poco competente), identifica i quattro di Athens, ossia Losing My Religion.
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