Durante gli anni dell'università inizia a lavorare presso una testata locale continuando l'attività giornalistica in ambito musicale e sportivo come freelance.
Iscritta all'ordine dal 2007 crea il progetto AMA music per dar voce alle realtà locali o parlare dei grandi nomi con il gusto e l'approfondimento che difficilmente si trovano nel web.
CORDOBA REUNION
Ebbene JAZZaltro ha il piacere e l'orgoglio di presentare una delle più belle, interessanti, fulgide realtà musicali che ci siano sulla scena internazionale.
Quattro tra i migliori musicisti argentini, tutti nativi della stessa città, Cordoba, e tuttavia residenti in paesi diversi (Francia, Italia e Argentina), si ritrovano e danno vita ad un progetto musicale dove la tradizione e la cultura argentina, densa di solarità, ritmo, passione ma anche contraddizioni, colori e sapori diversi, si fondono magistralmente.
Javier Girotto - sassofono
Gerardo di Giusto - pianoforte
Carlos "el tero" Buschini - contyrabbasso
Gabriel" Minino" Garay batteria e percussioni
I Cordoba Reunion hanno bellezza compositiva, fierezza di stile, calore, passione tipicamente argentina. La loro musica si lascia ascoltare con semplicità toccando le corde più intime di appassionati non solo di musica jazz, ma di musica “tout court”. Si esibiscono sulle scene di tutto il mondo da circa 7 anni con un impatto sorprendente.
LEGGI LA RECENSIONE DELL'ALBUM SIN LUGAR A DUDAS
Info e/o prenotazioni
Mario 347 8906468
Leo 338 3327832
Laura-Area101 327 7471296
Email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
LA BOHÈMEMusica: Giacomo Puccini Luogo: Teatro Coccia, Novara
|
|
|
Le quinte del teatro, negli attimi che precedono la messa in scena di un’opera, celano un microcosmo che si rifiuta di sottostare alle regole del tempo: personaggi in costume si aggirano tra gli angusti corridoi, scalini e ballatoi di legno scricchiolano sotto il passeggiare blando di un attore che ripassa la parte, vocalizzi sopranili filtrano ovattati da dietro le pareti. L’atmosfera che si respira tra il viavai di cantanti, orchestrali e maestranze, non sembra essere diversa da quella che impregnava quei locali alla fine dell’Ottocento, quando il Teatro Coccia venne inaugurato. Al di là del sipario, velluti, ceselli e inserti di oro zecchino attendono solo che il pubblico prenda posto, prima che il maestro Giuseppe Acquaviva inizi a far rivivere la Bohéme, per l’occasione nell’allestimento del Teatro Regio di Torino.
La tenda rossa svela alla sala una rivisitazione della storica scenografia firmata da Eugenio Guglielminetti: nelle intenzioni del grande scenografo, rendere adattabile l’impianto ad ogni palcoscenico grazie ad una pedana girevole sulla quale sono montati gli elementi che creano i tre ambienti dell’opera. Un cenno del direttore e siamo già nella soffitta parigina in cui Rodolfo e Marcello, scrittore e pittore squattrinati dediti alla vita bohemièn, si angustiano tanto per coltivare la propria arte quanto per raccimolare di che scaldarsi.
I due amici sono presto raggiunti da Schaunard, musicista, e Colline, filosofo: i serrati scambi di battute del primo quadro sono permeati, nonostante la situazione non proprio idilliaca, da spensieratezza e humor, che raggiungerà l’apice all’entrata in scena di Benoît, il padrone di casa beffato dai quattro tra le risa soffocate del pubblico.
Humor e versi scanzonati lasciano spazio al sentimento quando alla porta bussa Mimì, giovane fioraia in cerca di fuoco per riaccendere la candela. Rimasto solo, Rodolfo l’accoglie e il buio diventa il pretesto perchè le mani dei dui si sfiorino, dando il via a due delle arie più celebri del melodramma: Che gelida manina, se la lasci riscaldar, canta Rodolfo tracciando una sorta di autoritratto; Mi chiamo Mimì, risponde la neo-amata con lo stesso intento.
Il secondo quadro si apre sulla scena corale dell Caffè Momus: le voci di venditori ambulanti, bambini e artigiani si intrecciano e sovrappongono dando vita, assieme all’orchestra, ad un dipinto d’ambiente in cui anche il pubblico sembra coinvolto, tanto è forte l’impatto scenico. Quando men vo', la celebre romanza in tempo di valzer intonata da Musetta vale alla raffinata soprano uno scrosciare di applausi entusiasti.
La stupenda scenografia innevata del terzo atto fa da sfondo alla gelida decisione dei due amanti di lasciarsi: Mimì è malata di tisi e Rodolfo non ha i soldi per curarla; con la fine dell’inverno finitrà anche la loro storia d’amore.
La soffitta dell’inizio è la cornice in cui si svolge l’ultimo, tragico, atto. Rodolfo e Marcello ripensano ai loro amori ormai lontani quando Colline e Schaunard rientrano con un pasto prelibato: un’aringa. La situazione si trasforma in gioco e i quattro amici si lasciandno andare a scherzi e danze (minuetto, pavanella, quadriglia, fandango): è la quiete prima della tempesta. Ad un tratto dalla porta entra Musetta trascinando Mimì morente, coi capelli sciolti e il volto emaciato (Fin dal camerino, durante il trucco prima del quarto atto, inizio a calarmi nella parte: mentre mi avvicino alla soffitta in un certo senso sto già morendo ci cofesserà Elena Rossi alla fine dello spettacolo). Nel disperato tentativo di trovare i soldi per curarla, Musetta e Colline vanno ad impegnare rispettivamente gioielli e zimarra (Vecchia zimarra senti/ io resto al pian, tu ascendere/ al sacro monte or devi) ma il gesto sarà vano, Mimì è ormai alla fine.
I due innamorati hanno tempo per un ultimo duetto d’amore in cui rievocano la loro storia prima che la giovane protagonista spiri e il lamento straziato di Rodolfo faccia calare il sipario.
L'irrompere inatteso della tragedia, in contrasto con l'atmosfera scapigliata e, appunto, bohemienne del quadro ambientato nella soffitta parigina, ci offre un esempio del genio pucciniano della melodia e dell'orchestrazione: l'ampio respiro delle arie e i colori screziatissimi dell'orchestra, uniti all’interpretazione intensa e brillante dei cantanti, fanno sì che lo spettacolo coinvolga e commuova chiunque tra il pubblico, dai cultori fino ai bambini che, certo, non hanno molta dimestichezza col linguaggio operistico.
Incontriamo MimìMimì - ci ricorda Cesare G. Romana - è tra i personaggi di Bohème quello che meglio sintetizza le peculiarità della musica e della poetica pucciniane. Che in quest’opera tocca i vertici di compenetrazione tra atmosfere crepuscolari, umorismo, pathos spinto all’occorrenza fino al tragico, scanzonatezza, lirismo, pittura d’ambiente, romanticismo, comicità. Mimì è un’eroina tragica che esprime anchee i toni della commedia e del dramma borghese, e in questo senso rispecchia meglio degli altri personaggi l’indole particolarissima del repertorio pucciniano, che suole appunto spaziare dalla commedia alla tragedia all’interno di una stessa opera, mescolando in modo personalissimo spunti derivanti dall’Opéra comique e dall’Opéra lyrique francesi, dall’ultimissimo Verdi (Falstaff), dalla romanza da camera, dal romanticismo tedesco e austriaco, etc. Sempre però con un’autonomia inventiva e culturale che non si abbandona mai all’imitazione di modelli altrui. Dunque per interpretare Mimì occorre saper spaziare caratterialmente e localmente tra psicologie ben diverse, conoscendo il sorriso e la lacrima, il sospiro e l’ironia, l’innocenza e il disincanto. |
Ed infatti, proprio per l’intensità e la particolarità del ruolo e forse anchee per una sfida personale, Elena Rossici spiega come la parte di Mimì sia, assieme a quella di Violetta (Traviata), la sua prediletta: «Sono due personaggi appassionati della vita e dell’amore. E’ giusto, quasi un dovere, far rivivere le emozioni che un ruolo come Mimì ti permette di trasmettere. La lirica va svecchiata e alcune opere meglio di altre ti permettono di farlo: la Bohème è sicutamente tra queste».
Compito arduo, dato che l'impegno della soprano per arrivare al risultato che abbiamo potuto apprezzare al Teatro Coccia, non è stato da poco: «Mi sono ispirata soprattutto a Mirella Freni: ho ascoltato e riascoltato i suoi nastri fino a memorizzarne ogni dettaglio, sono arrivata a conoscere esattamente i punti in cui prende fiato in una strofa o nell'altra». Una simile dedizione non può che portare ad una resa eccellente. Per questo motivo anch noi ci auguriamo, come Elena Rossi, che questa rappresentazione possa essere tenuta in vita ancora a lungo e portata ed esportata nei teatri italiani e non. |
Mimì, Elena Rossi (soprano)
Musetta, Maya Dashuk (soprano)
Rodolfo, poeta, Niels Jørgen Riis (tenore)
Marcello, pittore, Domenico Balzani (baritono)
Schaunard, musicista, Francesco Paolo Vultaggio (baritono)
Colline, filosofo, Andrea Mastroni (basso)
Benoît, il padrone di casa / Alcindoro, consigliere di Stato, Luca Ludovici (baritono)
Parpignol, venditore ambulante, Mauro Scalzini (tenore)
Sergente dei doganieri, Gilles Armani (baritono)
Doganiere, Pier Marco Viñas (basso)
Il venditore di prugne di Tours, Filiberto Ricciardi (tenore)
Maestro concertatore e Direttore d’orchestra: Giuseppe Acquaviva
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro del Teatro Coccia, diretto dal Maestro Gianmario Cavallaro
Coro delle voci bianche dell’accademia di canto e musica da camera "M. Langhi", diretto dal Mestro Alberto Veggiotti
Regista: Vittorio Borrelli
Bozzetti e figurini: Eugenio Guglielminetti
Disegno luci: Jean Paul Carradori
Scene: Saverio Santoliquido e Claudia Boasso
Costumi: Laura Viglioni
Allestimento del Teatro Regio di Torino
Produzione della Fondazione Teatro Coccia di Novara in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Torino
FRANCO BATTIATOwww.battiato.itLuogo: Teatro degli Arcimboldi, Milano
|
|
Eppure il tour è lo stesso: Un Patriots To Arms ha portato per le città d’Italia un Battiato versione T-Shirt e scarpe da tennis, balzellante al grido di pump up the volume! E ora? Ora la scena si apre su quartetto d’archi e pianoforte a coda: si sa, Franco Battiato non è mai “lo stesso”. E se ripetersi non è proprio nelle sue corde, stupirci sì. Al Teatro degli Arcimboldi lo fa nel modo più sublime e al contempo disarmante, aprendo con L’addio.
«Si si, ho capito» ironizza subito per interrompere il frastuono degli applausi; «Ma quanto casino che fate» ribadirà prima dei bis. Chiaramente è una di quelle serate in cui bisogna restare in ascolto col fiato sospeso, perché la meraviglia del repertorio di Battiato potrebbe mostrarsi anche nei suoi lati più riposti. Dalla sedia il cantante ci delizia con una parentesi Fleur assieme a Brel, Endrigo, De Andrè: La Chanson des Vieux Amants, Te lo leggo negli occhi, Aria di Neve e Ma tu che vai, ma tu rimani, in cui si insinua la chitarra acustica di Davide Ferrario.
Con l'ensemble al completo è ora possibile spaziare attraverso generi e epoche, un andirivieni continuo tra gli anni 80 di No Time, no space, Un’altra vita e I treni di Tozeur , gli anni 90 di Cafè de La Paix e il nuovo millennio di Tra sesso e castità; poi ancora a ritroso con l'esoterismo de Il re del mondo.
Il momento più alto del concerto arriva con Segnali di vita, seguita da Lode all’inviolato e La cura: Davide Ferrario è sempre più scatenato e inappropriato, bravo quanto fastidioso nel suo agitarsi nevrotico e fuori luogo. Quindi Prospettiva Nevski, con i suoi arrangiamenti eterei, i suoi risvolti rock e alcuni tra i versi più significativi dell’intera discografia del cantante e compositore catanese, è seguita da uno strascico di applausi che non accenna ad afievolirsi.
La coppia Tutto l'universo obbedisce all'amore e La stagione dell’amore sono gli ultimi brani che consentono agli spettatori una fruizione canonica del concerto: sulle note di La danza, L’era del cinghiale bianco e Summer on a solitary beach è impossibile impedire il rituale accalcarsi dei fan sotto al palcoscenico (operazione parzialmente riuscita, in questo contesto, per via della buca dell’orchestra).
I bis sono ormai più che rodati: Magic Shop, L’Animale, Cucuruccuccù e Un patriots to arms; quindi Stranizza d’amuri e, ovviamente, Centro di gravità permanente.
La TREVES BLUES BAND è la band storica del "blues made in Italy". Fabio Treves, armonicista, giornalista, dj radiofonico, produttore discografico e fotografo, porta il blues nazionale in giro per il mondo (da Memphis a Leningrado) e ha diviso il palco con nomi del calibro di Mike Bloomfield a Chuck Leavell, da Frank Zappa a Willy DeVille. Per info: http://www.trevesbluesband.com
Via Curiel, 39 - Mezzago (MI)
Tel: 039 623853
Fax: 039 6022742
MODALITA' ACQUISTO PER SOCI TREVES BLUES BAND
Gli iscritti al TBB Fan Club possono: -comprare il biglietto la sera del concerto esibendo la tessera del TBBFC avendo lo sconto di 2 euro. - prenotarlo scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il 15 marzo, poi ritirarlo e pagarlo la sera del concerto
Prevendite:www.happyticket.it (su questo circuito non è possibile effettuare lo sconto soci) o shop Bloom
SCALETTA DELLA SERATA:
Apertura porte: 21.00
Inizio spettacoli: 21.45
Ingresso 12 euro
10 euro per i soci del Treves Blues Band Fan Club e Italian Blues River
Francesco Garolfi presenterà i brani tratti dal suo album 1968, ODISSEA NEL ROCK.
Una serata-evento che vuole unire il piacere di assistere a un live di Francesco Garolfi con una piccola celebrazione-omaggio allo strumento principe di questo meraviglioso musicista: la chitarra. La serata si presenta dunque come un happening, suddiviso in tre diverse esperienze: una mostra di dipinti rappresentanti le chitarre dell'artista Alice Villa, l'esposizione delle chitarre create dal liutaio Guglielmo Mariotti, il live di Francesco Garolfi.
Apertura porte: 21.00
Inizio spettacoli: 22.30
Ingresso Libero
LEGGI LA RECENSIONE DELL'ULTIMO CONCERTO AL PICCOLO TEATRO DI MILANO
“Mi sento come quando si chiude un libro dopo averlo letto tutto d’un fiato. La mia carriera e le canzoni mi hanno fatto vivere anni irripetibili. Scintillanti e qualche volta non facili allo stesso tempo. Ma si può provare a guardare anche più avanti di così e adesso vorrei proprio farlo”.
Sono le parole di Ivano Fossati che raccontano il suo stato d’animo a pochi giorni dall’ultimo concerto.
La chiusura del tour e della carriera live di Ivano Fossati non potevano che aver luogo in un teatro di grande profilo storico e culturale: il 19 marzo il Decandancing Tour, iniziato lo scorso novembre, termina al Piccolo Teatro di Milano. Una location speciale per una serata speciale: un ultimo concerto festoso, come è stato per tutte le 43 tappe del tour.
Ultimo appuntamento con la musica live di Ivano Fossati al Piccolo Teatro Strehler - Largo Greppi, 1 - il 19 marzo, alle ore 21.00.
Info biglietti
I biglietti saranno in vendita a partire da giovedì 23 febbraio 2012, h.15.00 con le seguenti modalità:
I musicisti che hanno accompagnato Ivano nel Decadancing Tour sono: Pietro Cantarelli (produzione artistica e arrangiamenti, pianoforte, tastiere, Hammond, chitarre elettriche, fisarmonica e voce), Claudio Fossati e Andrea Fontana (batteria e percussioni), Riccardo Galardini (chitarre acustiche, nylon, elettriche, mandola), Fabrizio Barale (chitarre elettriche e acustiche, voce), Max Gelsi (basso elettrico e acustico) e Martina Marchiori (violoncello, fisarmonica, organetto, tastiere, percussioni), Mercedes Martini (voce recitante). La qualità del suono è assicurata da Marti Jane Robertson.
Direttore di produzione: Sandro Frascogna - Scenografia: Igor Ronchese Assistente: Michele Giardina - Operatore luci: Rossano Roxy Zambardino - Responsabile audio: Simone Della Scala Assistente alla regia di palco: Aldo Pagano - Backliner: Alessandro Fabbri e Massimo Casagrande - Macchinista: Dario Raetano - Elettricisti: Fabio Bonavita e Antonio Delvecchio - Autista tir: Maurizio Orlandi - Autista eurocargo: Alfonso Orlando. Il Decadancing Tour è prodotto da F&P GROUP.
Sono aperte le selezioni per suonare all’edizione milanese di MITOFringe, la rassegna di concerti fuori cartellone del Festival MITO SettembreMusica per la quarta volta nelle strade e piazze di Milano. Anche nel 2012 si svolgerà nel mese di giugno.
MITOFringe è una vetrina che il Festival MITO offre a giovani e musicisti emergenti di tutti i generi musicali, dalla classica al jazz, rock e pop, dalla musica etnica a quella antica. Una possibilità di mettere in gioco il proprio talento esibendosi nei luoghi più diversi della città, dalle piazze ai parchi, alle stazioni ferroviarie e della metropolitana, nelle periferie e in centro.
Per partecipare come artista a MITOFringe a Milano, basta inviare entro e non oltre lunedì 2 aprile 2012 il proprio cv insieme a una dettagliata proposta artistica a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
INFO:
In occasione dell'ultimo appuntamento della rassegna musicale, Ares Onlus - Eventi per il mondo riserva al suo pubblico una serata d'eccezione con il Fabrizio Bosso & Javier Girotto - Latin Mood Vamos Sextet.
Dice Davide Ielmini, musicologo e docente al conservatorio Giuseppe Verdi di Como:
«Bosso adora, e pratica con convinzione sin dall’adolescenza, quell’hard bop che Girotto conosce, avvicina ma non applica con assoluta accondiscendenza. Bosso è uomo che insegue l’America; Girotto è ricercatore di terra, scava nel profondo, non teme la sfida con i reperti archeologici del mondo».
INFORMAZIONI E BIGLIETTI
Rivendita Autorizzata "Matic" via Mazzini Angolo via Cadorna – Busto Garolfo (MI) - prenotazioni telefoniche 199.426.809
Casa del Disco: Piazza del Podestà, 1 - Varese - Tel: +39 0332.232229 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Carù Dischi: Piazza Garibaldi, 6 - Gallarate - Tel: +39 0331.792508 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Disco Stores: Via Felice Cavallotti, 1 - Legnano - Tel: +39 0331.594093 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Libreria Boragno: Via Milano, 4 - Busto Arsizio - Tel: +39 0331.635753 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
TULLIO DE PISCOPO & BANDLuogo: Teatro Galleria, Legnano (MI)
|
Mattia Cigalini - sax alto |
|
Nulla come la musica riesce a intrappolare e conservare le nostre emozioni, stati d’animo, sensazioni, e a restituirceli, fossero anche trascorsi decenni, con la stessa vividezza del momento in cui li abbiamo vissuti. Così è per alcune canzoni che si sono insinuate nei nostri primi anni di vita, formando una specie di colonna sonora, spesso annidata nell’inconscio, che attende solo di essere rievocata. Per questo motivo, mi chiedo quanti, bambini negli anni ottanta, non abbiano indissolubilmente impresso nella memoria il riff e il nonsense di Andamento Lento, e quanti abbiano provato la mia stessa emozione e curiosità di fronte alla possibilità di sentirla intonare dal vivo dall’autore a 24 anni dalla sua creazione.
Possibilità che si è concretizzata grazie al progetto di beneficienza di Eventi per il mondo, per la cui causa si sono esibiti nel Teatro Galleria di Legnano artisti del calibro di Gino Paoli, Giorgio Conte e, appunto, Tullio De Piscopo.
Ma il lato nostalgico non è l’unico che rende affascinante questo concerto: De Piscopo è un batterista virtuoso e sanguigno, esuberante e tecnicamente ineccepibile, passionale e virtuoso. Un mix decisamente allettante.
Anticipano l'ingresso del festeggiato (cade, infatti, proprio il 24 febbraio il compleanno di De Piscopo, come suggerisce un grande striscione affisso dai fan in galleria) i suoi giovani scugnizzi, in realtà jazzisti affermati e conosciuti; l’intro strumentale crea attesa, l’atmosfera resta sospesa fino all’ingresso di De Piscopo tra gli applausi del pubblico.
Già durante il primo brano emerge l'effervescente Mattia Cigalini: perfettamente a proprio agio sul palcoscenico si renderà protagonista, nel corso dell'esibizione, di duetti spumeggianti con l'incontenibile De Piscopo che sentenzia, abbracciandolo: «Così giovane, eppure così bravo!»
La componente scenica è evidentemente parte integrante e imprescindibile dello spettacolo: così il ritmo tribale di Primavera è sottolineato nel finale dalle percussioni suonate da tutti gli strumentisti schierati a bordo palco. Da lì, il passaggio all' "Hidee-hidee-hidee-ho" (Minnie The Moocher) lanciato verso il pubblico è breve.
Tocca a Cesare Pizzetti l'introduzione del brano successivo in cui De Piscopo si lascia andare ad un assolo a dir poco pirotecnico, passando in rassegna ogni singolo componente della batteria, senza esclusione di colpi.
Abbandona quindi la postazione dietro le pelli, si porta al microfono e lo spettacolo si trasforma in vera e propria commedia famigliare: prima il batterista si cala nella parte di nonno Tullio, afferra il nipotino in platea e gli fa provare l'ebbrezza del palcoscenico (cui il bambino sembra del tutto indifferente). Poi la leggerezza dell'infanzia lascia il posto alla tema grave della morte, quella della madre di De Piscopo, che il musicista rievoca con un racconto e col suono degli hang.
Pagina chiusa, è ora il ritmo festaiolo di Conga Milonga ad imporsi, con tanto di inserto rap di Cigalini. E dopo il riscaldamento, ecco lo slancio di Andamento Lento che si fonde con Sex Machine e Blues Brothers, prima di ritonare sul suo celebre refrain: le bacchette di De Piscopo, scatenate, non risparmiano nemmeno le corde del basso di Pizzetti.
Il ritratto famigliare lasciato in sospeso viene ora completato con l'esibizione della nipotina che accompagna il nonno durante la canzone ispirata dalla sua nascita, Ballando ballando.
Il momento più clou della serata è toccato quando De Piscopo riprone il brano presntato all'academie de france che gli valse il primo premio consegnatogli direttamente dalle manio di Billy Cobham: l'assolo scorrre sulle pelli, tra cui spicca una seconda grancassa inserita tra il raid e il china, sfocia nella dance e trionfa sui Carmina Burana, mentre coriandoli piovono dal cielo.
Per i bis Tullio De Piscopo riserva Torero, brano che - ci spiega - avrebbe dovuto reincidere assieme al suo illustre conterraneo Renato Carosone (progetto che sfortunatamente non si sarebbe mai concretizzato). C'è spazio ancora per un paio di brani e un omaggio per il compleanno del cantante, prima che la sala inizi lentamente a svuotarsi.
ERROR_SERVER_RESPONSE_301