Se questa è stata un'operazione commerciale con molta lana di pelo sullo stomaco prima che un reale prodotto solista della chitarra dei Queen, da pochi mesi orfani del proprio carismatico leader, non sta a chi scrive giudicare. Quello che salta all'occhio, o meglio all'orecchio, è che questo è un disco davvero soddisfacente, con un unico protagonista conclamato, ossia l'hard rock nella sua forma più grezza e meno affettata possibile; priva d'elettronica e affrancata, nella sua semitotalità, da schemi logori e abusati.
Gli esempi si succedono senza sosta, in un crescendo davvero entusiasmante. Dopo l'introduzione in chiaroscuro di The dark, la title track Back To The Light dispone chiarissime carte in tavola, col suo refrain corale e potente. Meglio ancora Love token, dall'originalità sorprendente e gli sviluppi intricati. Un divertissement dove tutto s'interseca alla perfezione, e il nostro si permette goliardie assortite (Mama's hangin' on to every word that's spoken/ But Papa's hangin' on to his old love token). Tripletta completata da Resurrection, dove la "vittima della cospirazione" reitera assolini in scala su sequenze d'accordi spaziali, con coretti sepolcrali (Whitesnake? Ronnie James?) ad accompagnarli.
E la carica non s’esaurisce col trascorrere dell'album. L’energica, scanzonata Driven by You guida l’ascoltatore lungo sentieri d'armonie elementari, forse troppo presto dimenticati, e rivitalizzati da un’ atmosfera frizzante, quasi naif. Brian stava lavorando alla canzone negli ultimi giorni di vita di Freddie, e la leggenda narra che Mercury urgesse l’amico a produrre in fretta il brano, la sua scomparsa l'avrebbe poi spinto enormemente come singolo… I’m Scared ammicca al trash nella strofa e diventa un r’n’r veloce nell'inciso, in efficace contrasto con le liriche che dipingono un May preda di paranoie assortite e contrastanti, con punte di divertita ironia (Scared of Steven Berkhoff). Se a livello emozionale il periodo non era dei migliori, il nostro, insomma, reagiva rocchettando. Verso la fine dell’opera, May si concede una parentesi piuttosto inusuale per lui, ovvero il bluegrass di Let your Heart Rule Your Head, con arguti suggerimenti affinchè il “ritorno alla luce” sia efficace e permanente.
E’ quasi sorprendente la leggerezza che pervade i solchi di Back to the light, non v’è in esso ombra di lugubre negatività o sofferenza, che il nostro ha evidentemente deciso di lasciarsi alle spalle, e ne guadagna assai la qualità della proposta. Il rock party è chiusa da Rollin over, cover omaggio di Brian a due tra i suoi più cari amici, Ronnie Lane e Steve Marriot, prestante e vitale tributo a due musicisti che avrebbero meritato maggior visibilità in campo internazionale.
Trattandosi di un album essenzialmente rock, poco spazio per le ballads, le quali però hanno il merito di mantenere elevato il livello. Too Much Love Will Kill You è la versione cantata da Brian del pezzo che apparirà tre anni dopo su Made in heaven con Mercury alla voce, forse meno solenne e più intimista, con l’intermezzo di chitarra classica a farla da padrone. Perla della sezione “soft” è però l’intermezzo strumentale di Lost Horizon, riff ardente di nostalgia, talmente pregno di significati scevri da parole ridondanti, che il ricciolone lo proporrà persino come singolo. E’ questa la sezione a più alto rischio emotivo, che comprende anche il sommesso ricordo di Mercury, Nothin’ but Blue, ove May è raggiunto da John Deacon al basso. Mansueta, desolata, fortunatamente priva di pompose celebrazioni, la canzone esprime il semplice rammarico (“No I can't stop my wondering/'bout all those things that might have been…”), di un futuro negato sia umanamente e che artisticamente, appartenendo in tal senso a ogni fan dei Queen sparso in giro per la Terra. Sentimenti che si riverberano, infine, in Just One Life, che mantiene un tono sobrio e toccante nel portare a termine il primo viaggio solista di Brian. Viaggio invero notevole, che frutterà al suo autore meritati riconoscimenti di critica e pubblico, prima che lo stesso si ricongiunga agli altri due superstiti per la discussa operazione di Made in heaven.