La scena si apre sulle le parole introduttive di Juan Carlos Cáceres cui si amalgamano religiosamente le prime note di pianoforte di La Presencia, un assaggio sufficiente a catapultare il pubblico nell’altrove di cui ha bisogno in un freddo giovedì sera milanese. Al centro del palco, il plastico Carlos “El Tero” Buschini vive ogni nota del suo basso acustico come provenisse proprio da quel mondo apparentemente così distante, ma portato con pochi tocchi al cospetto della platea.
Tra le reminiscenze di un’età dell’oro argentina, in cui «lo champagne scorreva a fiumi», e i ricordi di una Parigi bohémien dove Cáceres ha spesi suoi giovani sogni d’artista, trova posto il lato più scherzoso e irriverente della cultura sudamericana, quello legato alla tradizione carnevalesca.Sul ritmo trascinante de Ese carnaval cresce il coinvolgimento di musicisti e spettatori, partendo dalle rullate di Marcelo Russillo per arrivare al sorriso che per la prima volta nella serata addolcisce il volto altero dell’artista porteño.
Ecco quindi, in contrapposizione, la forma più languida e malinconica della milonga ad accompagnare il racconto dell’amore poibito di Camila seguita dalla nostalgica Quedate piola. Influenze mediterranee sono nella scala che introduce i differenti volti del Sudamerica descritti in Sudacas, seguono poi inserti in lingua francese e solo voce/pianofrote fino alla chiusura del primo set sulla cadenzata Toca Tango.
Al rientro Cáceres indugia su un’improvvisazione al pianoforte per permettere agli altri musicisti di sistemare la strumentazione e, dopo il carnevale, arriva La retirada il cui incedere spedito ma doloroso annuncia la fine dei festeggiamenti. Emblematica la chiusura, prima dei bis rituali, con Tango Negro in cui il pubblico, trascinato dal ritrmo tanguero, raggiunge il climax di una serata tangibilmente appagante.
Quale presentazione più inappropriata e fuorviante, dunque, di quella che voleva promuovere Juan Carlos Cáceres come «il Paolo Conte argentino» quando il compositore nostrano, lungi dall’essere ispiratore di questo scenario, non ha fatto altro che attingervi, rivisitandolo nel modo impeccabile e sublime di cui è capace.