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AC/DCwww.acdc.comLuogo: Mediolanum Forum, Assago (MI)
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Un vecchio treno a vapore lanciato a tutta velocità, uno stridìo assordante di binari, un’eccitazione crescente, poi lo schianto. Come nei peggiori incubi del pubblico dei fratelli Lumière, dal maxischermo lacerato, tra fragorose detonazioni, fiamme e dense cortine di fumo, irrompe una vecchia locomotiva a grandezza dello sfondo, tra fuochi d’artificio e fumo denso, gli ingranaggi inossidabili di questa macchina perfetta, Malcom Young alla chitarra, Phil Rudd alla batteria e Cliff Williams al basso, continuano a macinare riff graffianti e ritmi granitici senza mai perdere un colpo. Come una prima linea rugbystica, assicurano una costante spinta e tengono unita la squadra coprendo le spalle alle scorribande anarchiche dei due solisti là davanti.
Dopo due ore intensissime siamo ormai al capolinea. Nelle orecchie dei tredicimila risuonano ancora, oltre a classici intramontabili figli degli anni ’70 come The Jack, You Shook me all Night Long e TNT, le note dei nuovissimi singoli Big Jack, naturale, forse anche più grande: dalla finzione del filmato-fumetto in computer graphics si passa alla realtà, e loro sono già lì, davanti a nostri occhi ancora increduli e abbagliati dalle esplosioni, a scuoterci con la loro Rock’n Roll Train.
Un concerto degli AC/DC oggi è proprio questo, un treno che nonostante gli inevitabili segni del tempo e una vecchia caldaia a carbone come cuore corre a 300 miglia orarie per un viaggio di due ore attraverso trent’anni di storia, a scoprire le radici più genuine e selvagge del rock’n roll. Gli Australiani, si sa, hanno la pelle dura e il sangue scozzese che scorre nelle vene dei fratelli Young dovrebbe essere una garanzia, eppure, a distanza di 13 anni dall’ultima apparizione italiana, in pochi avrebbero potuto immaginare uno show del genere.
Brian Johnson appare fin dai primi pezzi in stato di grazia. La voce tagliente e feroce non lo abbandona nemmeno per un secondo, la potenza e l’intensità sono sempre le stesse eppure si ha l’impressione che, se possibile, negli ultimi tempi sia addirittura migliorata per precisione e pulizia. Back in Black, Hells Bells e la prima strofa di Thunderstruck ne sono la dimostrazione e mandano in visibilio il pubblico. E Brian, nei tipici jeans attillati, gilet, coppola e qualche chilo di troppo, ricambia l’affetto con continue incursioni lungo la passerella che si insinua fin nel cuore della folla; la incita, la scalda, la diverte con le sue movenze goffamente sexy. Intanto alle sue spalle Angus è indiavolato. Classica divisa color porpora da scolaretto e Gibson tra le braccia, corre, si dimena, sbuffa e annaspa come posseduto. I primi piani proposti dai maxischermi ci regalano smorfie impagabili da cui traspaiono, sotto una maschera di sudore, tutta la fatica, la passione, la concentrazione e un ghigno beffardo che sembra dire “Gente di poca fede, noi siamo ancora qui e questo non è che l’inizio”. L’annunciata Apocalisse arriva poco dopo e sulle note incendiarie di Let There be Rock la scena è tutta sua: corse a perdifiato e convulsioni a cinque metri di altezza per un assolo impeccabile che culmina davanti all’imponente maxischermo che ne celebra la grandezza e lascia i fan stremati, con le orecchie a pezzi, la bocca aperta e, i più nostalgici, con gli occhi lucidi.
Pausa. Nemmeno il tempo di consumare una sigaretta e il treno riparte con tutta la carica di Highway to Hell e le cannonate finali di For Those About to Rock (We Salute You), classico rituale che da anni conclude le loro esibizioni. Nella penombra Black Ice e della già citata Rock 'n Roll Train: due ore di emozioni forti, brividi e tanto sudore.
Il clamore che ha preceduto questo evento, le due date milanesi sold-out nel giro di pochi minuti, la folla entusiasta, l’impegno, la grinta e la professionalità della band australiana, sono l’ennesima conferma che il rock, quello vero, è più vivo che mai. L’ennesima conferma che gli AC/DC, dopo trentacinque anni di carriera, milioni di dischi venduti in tutto il mondo, record di vendite negli USA nel 2008 con l’ultimo album Black Ice - tra l’altro uscito solo a fine ottobre - e un tour mondiale di diciotto mesi in corso, meritano di stare lassù, tra gli Immortali