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Martedì, 16 Luglio 2013 14:44

Revolver // Beatles

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Revolver // Beatles Revolver // Beatles

Eccola, inevitabile, imponente, impetuosa, dopo gli assestamenti e gli accenni di Robber Soul, la chiave di volta della produzione beatlesiana: risiede in questo disco dall'anonima copertina in bianco e nero, approdato nei negozi il 5 agosto del 1966. In trentacinque minuti di musica l'ampliamento e la ricerca stilistici portano a risultati tali da mettere d'accordo i critici più scettici e probabilmente mal disposti dagli echi della beatlemania, ancora al di là da sbiadire. Una crescita che si palesa sin dalle tracce più semplci, direi basilari dell'album: Taxman, She said she said, Dr. Robert e And your bird can sing sono vivaci, energiche espressioni rock, e quasi sempre dietro ad esse c'è l'anima vibrante di John Lennon, praticamente autore unico dei brani più movimentati di Revolver, pregni di immagini tanto colorate (per non dire allucinate..) quanto sgargiantemente vitali.

 

La vena lirica di Paul McCartney tocca in quest'occasione vette di nevi perenni, offrendo un contributo poetico che negli anni successivi avrebbe faticato persino solo ad approcciare. Le storie di strazianti solitudini di Eleanor Rigby e For no one sono letteratura eccelsa, accompagnate con la dovuta discrezione da impeccabili sezioni classiche. L'immagine della ragazza che raccoglie il riso in una chiesa vuota dopo un matrimonio, ed il delicato suono del corno che dissolve “lacrime senza amore piante per nessuno” certificano e suggellano un livello assoluto, e forse inimmaginabile solo un paio d'anni prima. Ennesimo punto di forza di Revolver è la definitiva consacrazione come autore di George Harrison, che sarà il primo a stupirsi d'aver ben tre sue composizioni sul disco. Oltre alla succitata Taxman, ritmato e sarcastico piagnisteo d'un ricco contribuente soggetto al vorace sistema di tassazione britannico, il ventitreenne baronetto propone I want to tell you, una sorta di blues veloce guidato dal piano, in uno stile che ispirerà anche la successiva Old brown shoe, nonché la karmica, fatalista Love you to, che sdoganerà definitivamente, dopo la breve comparsa su Norwegian wood, l'esotica presenza del sitar nel materiale dei fab four.

 

Il sentiero innovativo percorso da Revolver segna una nuova, significativa tappa nell'inno soul di Got to get you into my life, trionfo uptempo di fiati assortiti, cartuccia Motown sparata da un McCartney che aveva appena finito di rilassare l'ascoltatore con la regina delle love song, la melliflua, ruffiana ed intrigante Here there and everywhere. E ancora, altre brillanti tonalità di colore arricchiscono la tavolozza di Revolver: c'è la deliziosamente retrò Good day Sunshine, che non poteva essere che di Paul, così come solo John poteva scrivere una canzone come I'm only sleeping, affascinante laude all'ozio totale e senza condizioni, con quel sound cantilenante, surreale nel suo interrompersi a metà cammino per poi riprendere stancamente e lanciare all'ascoltatore perle di attualissima, rovinosa saggezza: “Running everywhere in such a speed - till they find there's no need...

 

Poi? Fine delle sperimentazioni? Insomma. Potremmo aggiungere che l'ultima traccia di Revolver rappresenta il codice d'accesso alla Nuova Epoca: Psichedelia, Flower Power, Estate dell'amore. Il messaggio, forte e chiaro, è racchiuso nei tre minuti di Tomorrow Never Knows, che ne distilla le peculiarità con un incedere ipnotico, tanto impersonale quanto avvolgente: “Spegni la mente, rilassati, lasciati trascinare dalla corrente...non è morire.. arrenditi al vuoto...gioca il gioco dell'esistenza fino alla fine del principio...”. Tra lampi di rullante in controtempo, effetti sonori, nastri al contrario e quant'altro, l'ex Beatle sorridente John Lennon conduce i suoi tre amici e noi con loro al di là di ogni vetusto residuo yeh yeh.

 

Cosa dite? Non ho citato Yellow submarine? E' vero, ma i quattro erano ormai adulti e potevano anche permettersi una canzone per bambini, (tanto a cantarla è il più bambino di tutti), il che evidentemente nulla toglie o aggiunge ad uno delle quattro/cinque opere fondamentali della storia del rock.

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Alfonso Gariboldi

Poesie, racconti, recensioni: la caleidoscopica  proposta di Alfonso Gariboldi per AMA music si traduce in una acuta retrospetiva che indaga vizi e virtù degli album che hanno fatto la storia della musica. Ogni sua recensione è arricchita da un collegamento storico, un aneddoto, una riflessione sagace che contribuisce a delineare lo stile irreprensibile e irriverente della rivista.

Per ulteriori informazioni circa l'attività letteraria di Alfonso rimandiamo al suo sito personale www.alfonsogariboldi.it

Sito web: www.alfonsogariboldi.it

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