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Mercoledì, 13 Febbraio 2013 09:56

Kid A // Radiohead

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Kid A // Radiohead Kid A // Radiohead

Dovendo affrontare lo spinoso problema di dare un seguito adeguato al pluripremiato Ok Computer, ci vollero tre anni perché i ragazzi dell’Oxfordshire dessero alle stampe la loro nuova fatica discografica.


Kid A vide infine la luce ai primi d’ottobre del 2000, al termine di estenuanti e deprimenti sessions che portarono il gruppo sull’orlo dello scioglimento. Non si tratta né di un capolavoro né una schifezza, poli tracciati dalle divergenze delle critici dell’epoca. E’ piuttosto a mio modo di vedere uno dei più indovinati electro-experiment mai realizzati da quella che è una band rock a tutti gli effetti. Con le spine in secondo piano a favore di samples e tastiere, la proposta del gruppo è quasi sempre intrigante e profonda, con alcuni brani particolarmente ricchi di pathos. Fulgido esempio ne è l’iniziale Everything In Its Right Place, che ha la glaciale, terrorizzante staticità di Shining. Le vaneggianti idiozie blaterate dal testo suonano proprio provenienti da un mentecatto che sogghigna con un’ascia in mano, mentre la tastiera dipana una melodia smorzata e coprente allo stesso tempo.

 

Ma il viaggio nella psiche raggiunge tappe ancora più intime. How To Disappear Completely, che comprende un arrangiamento per orchestra scritto da Jonny Greenwood, è la negazione di sé stessi quali appartenenti a questo mondo, diaspora di un’anima espressa tramite una cantilena bicorde totalmente funzionale allo scopo, oppure Idioteque, con il suo resoconto di omologazione globale, annullamento della propria personalità nella moltitudine che si stordisce al freddo scandire di ritmi ossessivamente techno. Lo studio dell’io come robot da terzo millennio prosegue con In Limbo, basata sul ribadirsi di un accordo riverberato che culla il nostro sul mare della pazzia che solca placidamente, mentre tutto ciò che gli arriva dall’esterno è un blando, irrisorio richiamo: "You’re Living In A Fantasy World…".
Morning bell potrebbe esserne l’ipnotico risveglio a tempo di marcetta: nonsense snocciolato a colazione, mentre le immagini faticano a prendere forma, con le interessanti variazioni di tema e tempi a colorare il brano e dare il via alla giornata dell’androide. Ma sarebbe ingannevole nell’ analisi dell’opera soffermarsi oltremodo sui pur stimolanti contenuti.

In altre espressioni del disco è la melodia a dominare la scena, vedasi la sublime, incantata armonia della title track, Kid A, con la trasognata parte di piano a duettare con la batteria digitale, e la voce ridicolmente violentata e resa irriconoscibile ad illustrare le ossessioni visionarie del ragazzo A. E come non applaudire allo struggente procedere di Motion Picture soundtrack, che accompagna l’automa lungo i sentieri di una strabordante solitudine. Tanto da lasciarsi andare a considerazioni umanissime: “Solo nei film c’è il lieto fine, ti vedrò nella prossima vita”, mormora nella soavità crescente della colonna sonora (e nei ridondanti tre minuti di silenzio finali).

La chiave dell’album è fuor di dubbio la crudele, selvaggia National Anthem, col basso a cura dello stesso Yorke, che in una riga e mezzo di testo consegna i Duemila ai suoi drammatici alfieri: paura e terrore. (“Everyone around here, everyone is so near, everyone has got the fear, what’s going on..”). E’ opprimente pensare a quante volte in questi ultimi anni immagini simili ci siano state fatte ingurgitare dai media. La nevrosi del ritmo, la frenesia del crescendo con la dissonanza free-jazz dell’ensemble dei fiati ne fanno la più sontuosa espressione di Kid A. Completano il quadro la tribale Optimistic, munita di jungle-sound da Cure di fine anni’80, con vocalità e coralità urticanti, ed il tappeto strumentale di Treefingers.

La matrice ambient che pervade Kid A, la sperimentazione, il freddo “elettronismo”, saranno ribaditi dal successivo Amnesiac, emesso otto mesi più tardi e che non a caso contiene brani tratti dalle stesse sessions. Uno switch stilistico che causò più di un mal di testa a vaste frange di critici e pubblico, ma il risultato è davvero impressionante. E’vero che i cinque inglesi erano già in una posizione tale da permettersi di riprodurre su vinile (quasi) tutto quanto passasse loro per la mente, ma questo è uno di quei casi in cui anticommercialità e qualità vanno decisamente a braccetto.

Informazioni aggiuntive

  • Autore: Radiohead
  • Etichetta: EMI, Parlophone, Capitol
  • Anno di pubblicazione: 2000
  • Album: Kid A
Letto 1215 volte Ultima modifica il Mercoledì, 13 Febbraio 2013 10:07
Alfonso Gariboldi

Poesie, racconti, recensioni: la caleidoscopica  proposta di Alfonso Gariboldi per AMA music si traduce in una acuta retrospetiva che indaga vizi e virtù degli album che hanno fatto la storia della musica. Ogni sua recensione è arricchita da un collegamento storico, un aneddoto, una riflessione sagace che contribuisce a delineare lo stile irreprensibile e irriverente della rivista.

Per ulteriori informazioni circa l'attività letteraria di Alfonso rimandiamo al suo sito personale www.alfonsogariboldi.it

Sito web: www.alfonsogariboldi.it

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