Orde di ragazzine che fate la fortuna di tanti nuovi gruppi musicali, se siete alla ricerca dei vostri nuovi idoli, rivolgetevi altrove.
Prima ancora che gli strumenti inizino la loro danza, sono le sonorità dell'Intro a colpire l'ascoltatore, sbalzandolo in un universo del tutto estraneo al main flow odierno: questo è un album scritto sulla polvere, anzi, tra la polvere, evocata all'inizio e richiamata infine a suggello. Complice la strumentazione "d'epoca" utilizzata per la registrazione, rigorosamente in presa diretta, la musica dei Terzo Giorno d'Aprile ha un sapore decisamente anni 70, diretto e onesto, non privo di qualche imperfezione che in questo contesto diventa senz'altro un valore aggiunto. E forse è proprio questo il pregio più evidente del lavoro di Paolo De Santis e soci, una schiettezza, sia a livello musicale che lirico, che difficilmente può lasciare indifferente l'ascoltatore, anche il meno avvezzo al genere musicale proposto dal gruppo, piuttosto difficile e tratti anacronistico.
Ho detto «il più evidente», ma non certo l'unico. E’ infatti lampante fin da Senza fare nomi quanto i Terzo Giorno d'Aprile siano attenti alla costruzione del brano e agli arrangiamenti; da ricordare in questo pezzo, molto curato anche dal punto di vista vocale, la partecipazione ai cori di Stefano Bossi, cantante dei Dorian Grace. Notevole anche il testo, un'esplicita dichiarazione di non appartenenza alla logica commerciale: non credo che Battiato protesterebbe vedendoselo accreditato come inedito dei tempi di Pollution!
Con La logica degli alberi i toni si smorzano un poco e forse anche il livello compositivo. Tuttavia, una sferzata di energia arriva grazie ad un efficace rientro sostenuto dal basso propulsivo di Fabio Trentin attorno al quinto minuto che restituisce piena dignità al brano. Il coraggio della band si vede anche da scelte audaci, come quella di inserire, nel cuore dell'album, Mantra un brano strumentale di respiro grunge, un intrecciarsi di chitarre noise su un'incalzante base ritmica. Coraggiosa anche nell'affrontare tematiche impegnate, che vanno dalle paure più intime dell'essere umano a riflessioni universali, la band ci offre con In sette giorni un'analisi critica del comportamento umano attraverso un riferimento biblico.
Lungi dall'esprimere un banale "sole, cuore, amore" per rendere una canzone d'amore, ecco che i Terzo Giorno d'Aprile ci propongono Gemini, un lento chitarra-voce con lunga coda strumentale hard rock.
La chiusura è affidata a Polvere, 7 minuti e mezzo di brano, con una buona architettura, melodicamente ben articolato, ma che necessiterebbe forse di più convinzione nel suono delle chitarre elettriche.
Nonostante i componenti del gruppo si dimostrino a volte un po’ acerbi dal punto di vista strumentale, nella mente dell’ascoltatore resta il ricordo di un album autentico, che svela la grande potenzialità di una band giovane, in grado di costruire qualcosa di veramente significativo.