Bastano pochi secondi di ascolto per associare il termine "esotico" all'album Khali, primo lavoro su scala internazionale dell'argentino Alejandro Franov. Esotico perché rimanda ad un altrove, ma l'altrove qui evocato è indefinito: mbira, sitar e arpa paraguaiana amalgamano nei brani sonorità africane, indiane e sudamericane, punteggiate qua e là da percussioni, voci (per lo più femminili), arpeggi di chitarra ed un tocco di elettronica. Il risultato è autentica world music, impossibile da ricondurre ad una zona specifica della terra, ma pura e primordiale. Oltre alla nota divinità Indù, Khali indica uno dei cicli della musica Hindustani ed è il nome dell'isola croata dove è nato il nonno dell'artista: un altro rimando alle origini che ben s'inserisce nello spirito che anima il progetto. Nella stessa direzione vanno i titoli dei singoli brani: terre lontane nello spazio o nel tempo, civiltà scomparse, antiche divinità .
Gli studi di Alejandro Franov sulla musica Africana, specialmente quella appartenente all'etnia Shona (Zimwbabwe), araba e indiana sono palesi già dell'apertura: Micerino Alap è un brano eseguito interamente col sitar e la stessa parola "alap" indica appunto la sezione d'apertura di una tipica performance dell'India del nord. Segue Micerino Tema, in cui arpa, basso, percussioni, e voce entrano a supportare il sitar sul precedente tema musicale.
In Gandanga appreziamo per la prima volta il suono della mbira, che si ripresenta assieme al bastone della pioggia sulla melodia ossessiva di Khali per reggere nel brano successivo (Sumatra) un tema altrettanto reiterato. L'arpa peruviana è invece strumento protagonista nei due brani dal titolo spagnolo, Pasando el Mar e Cuentos, mentre diventa comparsa in Karigabombe e Luxor. Sudan è decisamente la traccia più ritmata dell'album, costruita sulla tipica scala araba e sostenuta dall'incalzare del djembe.
Un album percepito fin dall'apertura come esotico risulta, giunti alla fine, persino esoterico, ricco di stimoli provenienti da disparati angoli del mondo, ma rivolto ai pochi che li sapranno cogliere.