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SENZA MUSICA LA VITA SAREBBE UN ERRORE Friedrich Nietzsche

Venerdì Marzo 29, 2024
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FRANCO BATTIATO

www.battiato.it

Luogo: Villa Reale, Monza (MB)
Data: 20 luglio 2011
Evento: Tour Up Patriots to Arms
Voto: 9,5


«Pump up the volume» esorta una voce femminile dagli altoparlanti. Che sia una comunicazione di servizio?

Non c'è tempo per le supposizioni: una propulsiva Up Patriots to arms irrompe con una potenza che i suoi 31 anni di storia sembrano aver caricato, anziché smussato. Come accadrà per altri brani durante la serata, il pezzo non è suonato in versione integrale: la band riassume in un'anteprima di poche battute quello che sarà lo spirito dell'intero concerto. Per capirci, è quanto accade anche nell'arte cinematografica (di cui Battiato non è certo digiuno): i titoli di testa spesso anticipano allo spettatore quello che accadrà nel corso del film.

Quindi, se abbiamo colto il messaggio, Franco Battiato si appresta a spruzzare dell'autentico rock 'n' roll tra la suggestiva cornice della Villa Reale di Monza, pennellando qua e là arrangiamenti raffinati e curati in modo quasi maniacale: musica popolare e colta si amalgameranno come colori stesi sulla tela da una mano sapiente. E così sarà.

Una prima sferzata di adrenalina scorre tra la platea assieme alle note di Auto Da Fe, No Time, No Space e Un'altra vita, spunto per una freddura sul protrarsi oltre misura delle opere pubbliche in Italia (la terza linea del metrò che avanza – ironizza Battiato - e io è da 30 anni che l'aspetto questa terza linea).

Una serie di successi più recenti, sostenuti a colpi di distorsione da un "tarantolato" Davide Ferrario, infuocano il pubblico che non può fare a meno di rimbalzare sulle sedie al ritmo di Tra sesso e castità, Il ballo del potere, Inneres Auge e una superba resa live di Shock in my town. In un crescendo di emozioni, la scaletta non poteva che prevedere due brani dello storico La voce del padrone.  Dopo Gli uccelli e Segnali di vita, dritto nel cuore della serata, arriva il momento forse più alto del concerto con il Quartetto Italiano che è ora protagonista di due chansons francaises riarrangiate dallo stesso Battiato per il primo Fleur: l’interpretazione che ci offre de La canzone dei vecchi amanti e J'entends siffler le train è sublime.

Povera patria, tristemente attuale, riesce a smuovere i sentimenti del pubblico più di qualsiasi turbolenta canzone di protesta; subito dopo, a placare gli animi arriva Prospettiva Nievsky, brano etereo in grado di riconciliare chiunque col mondo intero.

Sapevo bene quanto il repertorio di Battiato fosse vasto  e ricco di capolavori, ma mai me ne sono resa conto come in questo momento: La Cura, I treni di Tozeur, La stagione dell'amore, L'era del cinghiale bianco, La danza, E ti vengo a cercare e Cuccurucucu vengono snocciolati a raffica per un pubblico in delirio, già in piedi e accorso sotto il palcoscenico con il benestare del cantante Catanese che zampetta per il palcoscenico, balla e si agita come un ragazzino.

Il pubblico pienamente appagato inizia a defluire col sorriso sulle labbra, ma ci sono ancora delle perle che attendono di essere chiamate banalmente "bis": L'animale, Stranizza d'amuri e, ovviamente, Centro di gravità permanente, chiudono più che degnamente una scaletta strepitosa che nemmeno l'acustica non esattamente impeccabile del cortile di Villa Reale è riuscita a sminuire.

Pubblicato in Rock

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