Venerdì 4 Luglio ore 21.00
a SUMIRAGO presso salone al chiuso del Comune, in Via San Lorenzo 21, ingresso gratuito
Ivanna Speranza & Tango Spleen Quinteto
Ivanna Speranza voce soprano
Mariano Speranza pianoforte, voce tenore e direzione
Francesco Bruno bandoneòn
Andrea Marras violino
Elena Luppi viola
Gian Luca Ravaglia contrabbasso
Sin Fronteras è un nuovo progetto discografico nato dall’incontro di alcuni tra i più grandi musicisti sudamericani, presenti da più di vent’ anni sulla scena musicale mondiale, che vantano collaborazioni con i migliori esponenti della musica del nuovo e vecchio continente. MILTON NASCIMENTO, CHICO BUARQUE DE HOLANDA, DJAVAN, MERCEDES SOSA, HORACIO FERRER, LOS ANGELES NEGROS, JUAN CARLOS CACERES (TANGO NEGRO TRIO) DINO SALUZZI, ENRICO RAVA, PAOLO FRESU, GUSTAVO BEYTELMAN, CORDOBA REUNION, HABANA MAMBO, LUIS BAKALOFF, GAIA CUATRO, HERMETO PASCOAL, JULIEN LOUREAU, MININO GARAY (los tambores de sur), NANA VASCONCELOS, JAYME ROSS e molti altri.
Un viaggio immaginario nella regione del Rio de la Plata, punto d'incontro tra diverse culture, dove l' Africa e l'Europa si fondono, si abbracciano e incontrano la tradizione degli indios. Un vero carrefour di suggestioni, suoni, colori, tipici del sud de mondo!
E quindi parliamo di tango, milonga, candombe , della murga e della habanera, portata nel continente dai marinai cubani.
Il tutto si riversa nel fiume dalle acque torbide, che separa e unisce i due paesi, Argentina e Uruguay, dove due città, Buenos Aires e Montevideo, si osservano da sponda a sponda, molto attente, molto diverse tre di loro, ma che condividono molto nella cultura e nei costumi.
Sin fronteras, (senza frontiere) è un progetto contemporaneo che guarda con grande rispetto le tradizione, ma senza mai trascurare la creatività, senza mai privarsi di alcune stravaganze proprio tipiche del jazz, che divertono raccontandoci ancora qualcosa di nuovo!
Del tango, Cáceres e la sua coppia sodali sono pronti a svelarci l’anima: quella che vibra quando le mani nude percuotono il cajon e una voce ruggine ne evoca le origni d’Africa. O, meglio, le «tre anime», come l’artista e compositore argentino tiene a spiegare: l’habanera, la milonga e il candombe.
L'espressione artistica di Tango Negro Trio riguarda principalmente il tentativo di Juan Carlos Caceres di evidenziare come il tango non consista semplicemente in una rivisitazione in chiave sensuale di modi di danza all’europea, ma contempli nel profondo della sua anima forti influenze dettate dalle tradizioni e dai ritmi africani, penetrati nell’America del Sud attraverso forme quali la milonga e il candombe.
Una nostalgia del tango, una Milonga portera: l’atmosfera che si diffonde nella gremita pizza di Olgiate Olona ha l’incedere deciso e passionale di un immaginario danzatore di chacarera. «Non basterebbero venti serate come questa per regalarvi un assaggio della varietà esistente nella musica tradizionale argentina» afferma Miguel Angel Acosta, sempre molto attento a far comprendere al pubblico i messaggi che le loro canzoni intendono veicolare. Tuttavia, nonostante il limite temporale dell’esibizione, possiamo tranquillamente affermare che questi quattro musicos hanno fatto tutto il possibile rendere questo assaggio decisamente intenso e gustoso, un'esperienza viva e persistente ben oltre il termine del concerto.
La trilogia di apertura è seguita da Alfonsina y el mar, brano dedicato all’omonima poetessa morta suicida in modo drammatico e al contempo poetico: alla melodia iniziale segue la parte di improvvisazione in cui il giovane e bravissimo violinista, Lautaro Acosta, riesce ad imprimere tutta la tensione drammatica richiesta dalla tematica trattata.
Dal mare si passa alla Pianura venezonala con El Diablo Suelto, facendo tappa per un solo di chitarra peruviano «per non fare torto a nessuno», come afferma l’ironico e carismatico Miguel Acosta.
Il viaggio in terra argentina continua con una sosta a Santiago del Estero, città settentrionale caratterizzata da un grigiore cui gli abitanti reagiscono con note allegre ed abiti dai colori sgargianti. Per l’occasione Carlos “El Tero" Buschini dismette i panni del bassista per vestire il ruolo di un più tradizionale “bombista”: il bombo leguero, sorta di tamburo ricavato dal tronco di un albero e pelli di capra, è strumento tipico del folklore argentino che deve il proprio nome alla sua capacità di trasmissione sonora (fino ad una lega di distanza).
E’ il momento di El Choclo, un tango punteggiato da note di violino pizzicato che scoppiettano come chicchi di mais in una padella rovente. Seguono quindi una coppia di classici che soprattutto il pubblico più attempato dimostra di conoscere molto bene: Flor de Lino e Palombita Blanca sono eseguiti in modo impeccabile, la compattezza del suono e l’interplay tra i componenti del gruppo aumentano l’intensità dell’interpretazione, un godimento quasi palpabile per gli ascoltatori definitivamente sedotti dalla musica del Cuarteto Nuevo Encuentro.
Il bombo, strumento ancestrale ormai reso familiare al pubblico, è protagonista del successivo brano El Gato, una danza normalmente eseguita in coppia. Onomatopeica è la successiva chacarera, seguita dal più sociale 9 luglio, brano dedicato all'indipendenza del popolo argentino. C’è spazio ancora per una milonga ed una composizione originale del chitarrista, Che Tango, incentrata sulla tematica del linguaggio e delle peculiarità fonetiche argentine, sostenuta dal bandoneón di David Peccetto.
Il pubblico rapito dall’esibizione chiede a gran voce il bis. Ne saranno concessi tre prima che il Cuarteto lasci tornare alla quotidianità padana un paese che per due ore ha vibrato di passione argentina.
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