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Martedì, 19 Marzo 2013 14:10

Abbi Dubbi // Edoardo Bennato

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Abbi Dubbi  // Edoardo Bennato Abbi Dubbi // Edoardo Bennato

Con Abbi dubbi, undicesimo album, Bennato sforna il prodotto più significativo della propria discografia da molti anni a questa parte, almeno da E’ arrivato un bastimento (1983) in poi.

Abbi dubbi ammalia per versatilità di stili e potenza di suoni: l’ energica Sogni, opener che racconta a ritmo di rock aspirazioni e aspettative di giovani di belle speranze, ne è subito un brillante esempio (Senza tralasciare stilettate ad un ambiente che tali aspettative più di tanto non poteva forse assecondare: "L’Italsider mai/forse me ne andrò a Milano”…). Proprio il genere più amato dal poliedrico architetto partenopeo si prende tutti i primi piani del disco e lo contraddistingue appieno. La più trascinante espressione è la potentissima title-track, che strazia l’ inerzia della bollente estate in cui vede la luce con un “Hard’n’ roll” da capogiro. Strofe, ritornello, bridge, cori, assoli di chitarra metal e sax, il tutto nella più classica e rassicurante sequenza di accordi (quella di rock’ n’ roll appunto) per ribadire il ruolo che s’è costruito in una carriera (all’epoca) quasi ventennale. Metal, dicevamo? E metal sia, nella furibonda Zen, che nulla a che fare tiene con la filosofia, ma si riferisce a un quartiere di Palermo, tricorde secco, semplice e rimbombante. Violenza da quarantenne d’assalto? Non solo. Di grande effetto, per contro, anche un paio di slow anni sessanta, che Edo recupera dalle dance hall dei suoi quindici anni. Strepitosa Stasera o mai, arrangiamenti e coralità nero pece e batticuori da fine anno scolastico, con il finale lasciato all’immaginazione dell’ascoltatore. Intrigante il blues sincopato di Vendo Bagnoli, che sciorina suadenti e sarcastiche considerazioni sullo stato urbano del suo quartiere natale. La vis polemica, fedele compagna delle opere del nostro, cresce e matura con lui: a metà disco il break è rappresentato dall’ oasi amorevole di Viva la mamma, twist ruffiano e perdonabile, vista la qualità del resto del disco. Bisogna pur campà, e a onor del vero le vendite dell’Edo negli anni ’80 non avevano rinverdito i fasti del decennio precedente. Ma restando nel campo dei buoni sentimenti, l’ ex ragazzo di Bagnoli se ne esce con un vero capolavoro: La luna.

Esasperatamente romantico senza mai sbordare nell’attaccaticcio, il brano guida l’ascoltatore attraverso una melodia davvero affascinante, con tanto di chitarrina classica in assolo (perché non un mandolino?) che a chiudere gli occhi ti vedi a passeggio sul lungomare di Ischia rischiarato appena dal nostro satellite preferito (che “colora i sogni di chi la guarda e s’ innamora” – meglio di così!). Ne segue il funky lento de La chitarra, ode nostalgica allo strumento su cui Bennato ha imperniato la sua intera carriera. L’album è completato da un paio di brani, per così dire minori, che ne riaffermano i temi a livello stilistico e di contenuti: Mergellina è 100% r’n’r , e stavolta si tratta di un sincero omaggio ad un’altra zona caratteristica del napoletano, paragonata qui ad altre celebri mete d’estati ricche e celebrate dal jet-set internazionale, come San Tropez, Portofino,

Acapulco, Ibiza. Il punto oscuro del disco è rappresentato da Ma quale ingenuità, dall’incedere stanco e il significato misterioso. Tirando le somme, la vitalità del disco risulta davvero confortante, al culmine di un decennio in cui pubblico e critica erano forse poco favorevolmente disposti nei confronti dell’artista. Lo spessore di Abbi dubbi ebbe il merito di introdurre al meglio la seconda parte della carriera di Bennato, che non si dipanerà sotto la luce abbagliante dello star system come la prima , ma non mancherà certo di offrire momenti dignitosi.

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Alfonso Gariboldi

Poesie, racconti, recensioni: la caleidoscopica  proposta di Alfonso Gariboldi per AMA music si traduce in una acuta retrospetiva che indaga vizi e virtù degli album che hanno fatto la storia della musica. Ogni sua recensione è arricchita da un collegamento storico, un aneddoto, una riflessione sagace che contribuisce a delineare lo stile irreprensibile e irriverente della rivista.

Per ulteriori informazioni circa l'attività letteraria di Alfonso rimandiamo al suo sito personale www.alfonsogariboldi.it

Sito web: www.alfonsogariboldi.it