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Venerdì, 12 Aprile 2013 07:43

Dialoghi: jazz per due // Tim Berne – Mary Halvorson

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La quindicesima edizione prende congedo con una prima assoluta, una proposta esclusiva che affida il suo varo proprio a Pavia: il binomio Tim Berne/Mary Halvorson, sbarcati direttamente da New York poche ore prima.

 

 

Già fianco a fianco nella formazione These Arches del batterista Ches Smith, si sono esibiti sul palco di Dialoghi: jazz per due in questo inedito confronto a due, all'insegna della più totale libertà interpretativa. Un procedere di stampo impressionista, risultanza di reciproci stimoli improvvisativi originati da posizioni contrapposte, riconducibili a un astrattismo organizzato.

 

Lo stile dell'altoista di Syracuse (figura emblematica del jazz degli ultimi vent'anni) combina l'approccio free ad un eloquio sottilmente boppistico, fra delicate nuances vocali e stridenti code; le linee del sassofono intersecano le architetture atonali della chitarra, impegnata sul fronte formale e timbrico. Nuova promessa del jazz americano, sia in ambito compositivo che strumentale, la Halvorson si avvale di alcuni pedali (volume, distorsore, digital delay e pedale d'espressione), utilizzati con parsimonia a pigmentare il suono. Le abituali frequentazioni di uno spirito anarchico come Anthony Braxton (ha fatto parte di svariati organici partecipando a diverse incisioni), hanno sicuramente lasciato il segno sulla crescita musicale della chitarrista di Boston e sul suo modo di rapportarsi al materiale musicale, innegabilmente con una forte propensione a sovvertirne le regole.

 

Il concerto ha offerto una serie di articolate esternazioni, più che mai legate al concetto di hic et nunc, in cui il fraseggio umorale della Halvorson, a tratti disteso e terso, s'inerpica in sequenze distorte, inseguendo il flusso narrativo di Berne. Un dialogo serrato, coadiuvato da sequenze accordali fra il dissonante e l'eufonico, verticalismi cromatici, sperimentazione timbrica, associate a un certo gusto per l'inconsueto. L'esibizione chiude degnamente una rassegna che ha, nel fascino dell'imprevisto, nella divulgazione di linguaggi musicali poco accessibili (in sede live) come il jazz nella sua accezione più estemporanea, ma innanzitutto nell'impegno costante del suo direttore artistico Roberto Valentino, la sua ragion d'essere, augurando (i sogni son desideri... recitava una vecchia canzone) una maggiore proliferazione di proposte di questo tipo.

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Antonino Di Vita

Profilo: basso.
Onnivoro (rock, jazz, blues, classica, folk, elettronica, funk, soul), nato a Pavia, dove risiede tuttora, ha una formazione musicale trascorsa fra dischi in vinile, audio cassette, riviste specializzate, libri, tablature, pentagrammi e locali fumosi. Chitarrista a livello amatoriale, ha seguito i corsi del CDM (Centro Diffusione Musica) di Pavia per tre anni, proseguendo successivamente da autodidatta nello studio dello strumento. Ha frequentato il Corso di Giornalismo e Critica Musicale organizzato dalla Vanni Editore nel 2010 e sempre nello stesso anno il seminario di Musicologia e Giornalismo Jazz tenuto da Stefano Zenni e Luca Bragalini nell'ambito della rassegna Chietinjazz. Attualmente scrive, oltre che per AMAmusic, anche su Jazzit, Il Turismo Culturale, Intervistando Web TV e collabora con la Jazz Friends Association di Pavia.

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