Poetiche fluttuazioni
Il pianismo narrativo di Giovanni Guidi interloquisce con la policromia espressiva del trombone di Gianluca Petrella a ricamare un patchwork sonoro libero da gabbie formali.
Queste le coordinate che hanno contrassegnato il secondo appuntamento della manifestazione pavese. Un sodalizio umano e artistico nato tra le fila del quintetto di Enrico Rava, vero e proprio laboratorio di talenti, che ha trovato spazi d'interazione anche in altri contesti come la Cosmic Band di Petrella o il rodato tandem con cui si sono presentati questa sera sul palco di Santa Maria Gualtieri, terreno aperto su cui confrontarsi in acrobatici dialoghi senza rete.
I due musicisti fanno ormai parte, a diritto, di quell'eccellenza del jazz italiano prospero di riconoscimenti anche fuori dai confini nazionali (i premi Django d'Or e Bird Award di Petrella e relativo sbarco nel Critics Poll di Down Beat), che ha saputo rinnovare il proprio linguaggio delineando nuove latitudini. Tra palpitazioni free (pratica cara ad entrambi) e cogitazioni liriche, Guidi ha sfoggiato una personalità musicale mutevole, che alterna un intenso canto melodico concentrato nella porzione centrale della tastiera, a guizzi diatonici nelle zone estreme del pianoforte, riconfermando (se ancora fosse necessario) una tecnica filigranata sorretta da un raffinato controllo dinamico/ritmico del fraseggio, con echi di Tristano e Jarrett.
L'indiscussa perizia strumentale di Petrella viaggia di pari passo con la sua fantasia: giochi timbrici, distensioni liriche, accesi impeti espressionisti, in rapporto di complementarietà con le linee estroverse o intimiste di Guidi. Una musica che fluttua fra romantica poesia e stridenti contrasti, tradizione e contemporaneità, idiomi eurocolti, blues torridi, standard e avanguardia, con una percentuale rilevante di improvvisazione (spina dorsale del jazz) e accenni scritti da cui emergono una distillata Over The Rainbow o una trasfigurata Baby Please Don't Go in un puzzle di citazioni e riletture. A volte la trama si sviluppa su arpeggi circolari, dando luogo ad astrazioni di sapore mediterraneo, in altri frangenti si fa rarefatta, dilatata, col trombone di Petrella impegnato in lunghe note sospese o eufoniche volute.
Un flusso continuo di input che generano scenari variabili, a rimarcare il carattere avventuroso e incline al rischio dei due musicisti. La rivisitazione estemporanea di un paio di standard per il bis chiude un concerto privo di momenti statici o ricorsi a rassicuranti quanto logori cliché.