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Mercoledì, 19 Novembre 2014 11:10

Duke // Genesis

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Duke // Genesis Duke // Genesis

Giunti alla decima prova da studio, seconda da quando sono ridotti a trio, i Genesis si focalizzano nella loro nuova dimensione, ossia l’art-rock di classe, lasciando sempre parte del vinile disponibile per una nostalgica, ma energica, digressione nel prog.

 

Mike Rutherford e Phil Collins, ormai pienamente attivi nel ruolo di songwriters, aggiungono peculiarità in pianta stabile alle matrici armoniche da sempre appannaggio di Tony Banks. Il chitarrista-bassista estrae dal cilindro una ballata strappalacrime (“Alone tonight”), il cui testo sciropposo è quantomeno controbilanciato da una melodia piacente, nonchè la piccola satira metropolitana di “Man of our times”, per la quale vale in pratica lo stesso discorso. Collins,da parte sua, s’era recentemente scoperto adatto alla creazione di piccoli grandi successi da jukebox, e a goderne in modo particolare sarà la sua carriera solistica. In “Duke” propone l’upbeat di “Misunderstanding”, dal riff tenacemente commerciale e attaccaticcio, che spianerà all’album la strada della classifica. Per “Please don’t ask”, si può applicare la medesima teoria-Rutherford; in questo caso, le parole attingono direttamente alla crisi coniugale che porterà alla fine del suo primo matrimonio, vi accennerà anche in “Behind the lines”.

 

L’ascolto di questo disco rafforza tuttavia la convinzione che non c’è emozione made in Genesis che non nasca prevalentemente da Tony Banks. Per suggellare una parità compositiva che nei fatti non aveva ragione di esistere, anche lui firma due brani in solitudine, ed è questa, inevitabilmente, la merce più pregiata. “Cul-de-sac” traccia una trama complicata ed avvolgente, con uso efficace e prolungato della dissonanza, e rimette in circolo le immagini oniriche, iridescenti che venivano irradiate a piene mani sui solchi più antichi della band. Echi della no-nuke protest si colgono qua e là tra le righe: “An army thousands strong, obsessed by right and wrong…”, con toni gravidi di profezie apocalittiche (“Even as the end approaches still they're not aware…And now that the job is almost done- Maybe some escape, no, not even one.”). L’altro lato della medaglia è l’eterea “Heathaze”, che porta in dote la musica migliore di “Duke”, e nel suo ozioso, malinconico incedere non manca di stillare riverberi di disagio esistenziale “I feel like an alien..stranger in a stranger place”. Al solo Banks va peraltro ascritto il polemico frammento di “Guide vocal”, tema arioso, dominato dalla tastiera e lastricato di astiosi anatemi. "I am the one who guided you this far…take what’s yours, be damned..”..l’anima creativa del gruppo che esprime frustrazione e disappunto per l’inevitabile svolta stilistico-commerciale…forse una ricostruzione troppo fantasiosa, ma la canzone è bella assai.

 

Il resto delle tracks nasce dalla comune collaborazione e, tra di esse, sarà la progressione armonica di "Turn it on again" a rappresentare il mainstream success dell'opera, l'unico pezzo di "Duke" la cui popolarità spingerà i tre ad una presentazione dal vivo praticamente in ogni occasione. L'ossessione del tubo catodico e la lucida follia del telespettatore, che considera suoi amici le stelle del video, vengono accompagnate da strutture ritmiche complesse e del tutto insolite (13/8!). Il livello si mantiene elevato anche nel caso della toccante opener, la succitata "Behind the lines", dove Collins, come accennato, affronta neppure tanto velatamente i propri tormenti personali. Ad alleggerire i toni concorre tuttavia l'azzeccato arrangiamento pop-rock, con veloci cambi di tempo e l'assolo sdrammatizzante. Al termine, lo snello confluire nella cupa, inesplicabile "Duchess" instilla atmosfere rivestite di drum'n'bass e percussioni, mentre si celebra l'antica storia della star caduta in disgrazia che vive di ricordi: “And she dreamed that everytime that she performed – evry'one would cry for more - and.all she had to do was step into the light..”. I fans della prima ora tuttavia, consumeranno ad libitum il vinile dal termine di “Cul-de-sac” in poi, ossia all'ascolto del medley strumentale di “Duke's travels/ Duke's ends”, che comprende una versione accelerata di “Guide vocal” e lancia frecce avvelenate di nostalgia al cuore degli irriducibili del prog, chiudendo in bellezza quella che tutto sommato è una raccolta brillante, uno dei momenti più riusciti della seconda fase artistica dei ragazzi.

Informazioni aggiuntive

  • Autore: Genesis
  • Etichetta: Charisma, Atlantic
  • Anno di pubblicazione: 1980
  • Album: Duke
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Alfonso Gariboldi

Poesie, racconti, recensioni: la caleidoscopica  proposta di Alfonso Gariboldi per AMA music si traduce in una acuta retrospetiva che indaga vizi e virtù degli album che hanno fatto la storia della musica. Ogni sua recensione è arricchita da un collegamento storico, un aneddoto, una riflessione sagace che contribuisce a delineare lo stile irreprensibile e irriverente della rivista.

Per ulteriori informazioni circa l'attività letteraria di Alfonso rimandiamo al suo sito personale www.alfonsogariboldi.it

Sito web: www.alfonsogariboldi.it

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