Brother Where You Bound // Supertramp
Nel momento in cui avevano finalmente (e meritatamente…) varcato la soglia del grande successo, alla fine dell’1983 i Supertramp subiscono una perdita potenzialmente devastante, vale a dire l’abbandono del chitarrista/tastierista Roger Hodgson, una delle due anime creative della band. Ma come vedremo più avanti, per Brother Where You Bound, edito dai quattro superstiti nel 1985, è appropriata la definizione di disco dimostrativo, più che di transizione.
Nel primo lato troviamo una collezione di brani pop-rock di classe, guidati dal piano di Rick Davies, ora unico leader e voce solista, che a ben vedere qualche affanno lo mostrano. Mancando del “middle-eight” di Roger, il nostro pare talvolta eccedere nell’autoindulgenza (l’incalzante riff di Cannonball; scelto come singolo e comunque premiato dalle classifiche, ribadito per quasi otto minuti), in atmosfere eccessivamente dark condite da giri discendenti in minore già ascoltati (Better Days) o dagli inevitabili interventi di sax del buon Halliwell. Il lato A manca di quella solarità che decorava le opere precedenti (It’s Raining Again l’esempio più lampante); pur registrando qualche buono spunto (la grinta di Still In Love, la crudezza e il fascino cattivo di No Inbetween) risulta magari eccessivamente monotematico.
I testi di questa prima facciata appaiono piuttosto amari, sia che esprimano sarcastiche considerazioni sullo star system in No Imbetween, o che descrivano gli imbonitori politici con le facce munifiche da campagna elettorale di Better Days. Cannonball e Still In Love manifestano sentimenti contrastanti e complementari, ed è difficile non scorgere nei panni del destinatario delle invettive astiose ma contemporaneamente bramose per una riconciliazione il vecchio compagno di viaggio. Naturalmente Davies negherà ogni riferimento ad Hodgson.
Ma parlavamo di disco dimostrativo, ed ecco infatti che il lato B riporta, in modo del tutto inatteso, al concept-rock che faceva spesso capolino nei più importanti capitoli della loro produzione anni ’70. Brother Where You Bound, anatema anti-guerra espanso su oltre 16 minuti, si snoda attraverso una prima parte hard-rock, certificata da un crudo assolo dell’illustre ospite Gilmour a tempo dimezzato. Nella parte mediana il brano si tinge di colorature jazz presentando uno spezzato a base di piano dissonante, che fa da ponte per un prolungato finale accelerato, ove il duetto tastiere-chitarra Davies-Gilmour fa davvero scintille e conclude nel migliore dei modi l’imponente esercizio progressive. Ma non l’album, per quello è preposto un outro elegante, lirico, infine positivo: Ever Open Door, propone una melodia posata ed ariosa, libera dalle tensioni dei brani che l’hanno preceduta, ed il pensiero che denota è vera e propria dichiarazione d’intenti: apertura al mondo, a nuove esperienze, alla vita che cambia ma anche a eventuali ritorni…come non leggerne un messaggio di disgelo nei confronti dell’ex collega Hodgson? Malgrado alcuni sporadici tentativi di riunione, il chitarrista non sarebbe più rientrato alla base, collezionando una carriera solistica dignitosa anche se non prolifica, il che non è necessariamente un male, Rick e soci mantengono tutt’ora il marchio Supertramp, ciònonostante le opere successive a Brother Where You Bound sono inevitabilmente marcate dalla stanchezza e dalla routine. Quest’album, apprezzato dal pubblico (sfiorerà la top-20 in America), è l’ultima affermazione di rilievo del talento di Rick Davies, come Famous Last Words tre anni prima lo era stato del genio collettivo dei Supertramp; si chiudono qui, dignitosamente, quindici anni di onorata carriera.