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Giovedì, 23 Giugno 2011 16:03

Bob Dylan - Intime distorsioni all'Alcatraz di Milano

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Bob Dylan - Alcatraz Milano

Bob Dylan

www.bobdylan.com

Luogo: Alcatraz, Milano
Data: 22 giugno 2011
Evento: Tour 2011
Voto: 9

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Ha l’effetto di un’onda d’urto dirompente che si propaga alla velocità del suono dell'armonica: il primo respiro di Dylan filtrato dalle ance si trasforma in un incantesimo scagliato sulla folla col cenno di una mano.
Tutto ha inizio qualche minuto prima. Cappello, giacca nera e camicia bianca, poco dopo le 21.00 l'anti-icona di Duluth si fa largo tra le giacche-bianche-camicie-nere della band, un misto di eleganza dannata e rockabilly. Al centro della scena campeggia la chitarra di Charles Sexton, mentre Bob Dylan si divide tra la postazione alle tastiere e la buia prima linea della ribalta, avvolta (casualmente?) dall'oscurità, al riparo dall'occhio indiscreto dei fari.

La base blues-rock di Leopard-Skin Pill-Box Hat è il tappeto rosso che porta Dylan al cospetto del pubblico radunatosi da tutta Italia all'Alcatraz di Milano: la voce inizia a graffiare la musica con un timbro attraversato da scaglie di vetro.
L'attacco del secondo brano è un chiaro indicatore del tenore che avrà la serata: canzoni del primo Dylan si alternano a pezzi più recenti con ritmi sempre più incalzanti, complice il tiro della band che non si ferma nemmeno di fronte a piccole incomprensioni su come far procedere o risolvere i brani.  

Si ritorna al Blonde On Blonde di Vision Of Johanna, privata ovviamente di ogni tendenza melodica, ma non della magia e del fascino trasognato che continua a trasmettere a decenni dalla sua pubblicazione. Lo spettacolo (sembra impossibile) è ancora in crescendo: Dylan, assieme alla sua band, approda a brani dello spessore di Highway 61 Revisited, si sofferma sulla struggente Forgetful Heart e saluta la prima parte della serata sulle note dell'immensa Ballad Of A Thin Man.

Durante la pausa un veloce sound-check inietta nel locale una distorsione fino a questo punto inedita. Non c'è tempo per un pronostico sul titolo che segnerà il rientro in scena dei musicisti: l'attacco inconfondibile di Like A Rolling Stone ha già squassato le pareti dell'Alcatraz e lo stomaco dei presenti. L’assolo d'organo passa tra le dita di Dylan che si destreggia tra armonica, tastiera e chitarra con la naturalezza di chi ha alle spalle mezzo secolo di pratica. Come mantenere questo livello?  Bastano due accordi dl brano successivo perché il quesito si sciolga tra note di All Along The Watchtower. Al termine del celeberrimo e iper-coverizzato brano, Dylan, solo alle tastiere, intona (forse per la prima volta nella serata) la presentazione dei componenti della band: la base ritmica è retta da Tony Garnier (basso elettrico e contrabbasso) e George Recile (batteria), Stu Kimball affianca il già citato Charles Sexton alla sei corde mentre Donnie Herron passa dal banjo alle tastiere.

La chiusura definitiva è affidata ad un pezzo che sa svolgere assai dignitosamente il suo compito, un pezzo celebre almeno quanto i versi con cui apre: "How many roads must a man walk down / Before you call him a man?".
La risposta, forse, è scritta proprio nella storia di Bob Dylan.

Letto 1836 volte Ultima modifica il Giovedì, 03 Gennaio 2013 13:30
Martina Bernareggi

Durante gli anni dell'università inizia a lavorare presso una testata locale continuando l'attività giornalistica in ambito musicale e  sportivo come freelance.
Iscritta all'ordine dal 2007 crea il progetto AMA music per dar voce alle realtà locali o parlare dei grandi nomi con il gusto e l'approfondimento che difficilmente si trovano nel web.

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