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SENZA MUSICA LA VITA SAREBBE UN ERRORE Friedrich Nietzsche

Martedì Aprile 16, 2024
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Dopo il grande successo del concerto natalizio, che ha inaugurato la stagione 2013/2014, la rassegna Jazz’Appeal, giunta alla sua tredicesima edizione, prosegue venerdì 17 gennaio, alle ore 21.30 (apertura biglietteria ore 21.00), presso la Sala Planet Soul, in via Magenta 3 a Gallarate (VA), con il BORDER QUARTET: Marco Bianchi al vibrafono, Danilo Moccia al trombone, Stefano Dall’Ora al contrabbasso, Silvano Borzacchiello alla batteria.

 

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A volte, assistendo a certi concerti, ho l’idea di trovarmi davanti alla perfezione, sebbene sia opinione comune che tale stato non appartenga a questo mondo. Così andavo ragionando la sera del 18 Dicembre u.s., circa le doti rare dispiegate dai musicisti nel locale e tante altre virtù e felici risultati che hanno fatto di quel concerto un evento memorabile.

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Anne Ducros & Giuseppe Emmanuele Trio

ANNE DUCROS & GIUSEPPE EMMANUELE TRIO

www.anneducros.com

Luogo: Melo, Gallarate (MI)
Data: 13 Novembre 2011
Evento: Jazz'Appeal
Voto: 8


 Anne Ducros - voce | Giuseppe Emmanuele - pianoforte | Yuri Goloubev - contrabbasso | Marco Castiglioni - batteria


«La differenza tra un terrorista e una cantante di jazz bionda? Col terrorista si può negoziare» ironizza, ben consapevole del proprio temperamento, la parigina Anne Ducros; e i suoi scudieri, il trio capitanato dal Giuseppe Emmanuele, sembrano tutt’altro che infastiditi (fatta forse eccezione per Yuri Goloubev) da questa dittatura platinata, splendido sunto di fascino, umorismo, intraprendenza e mestiere.

Alvaro Belloni, cui si deve l’organizzazione della serata, ruba alla musica solo il tempo di un augurio di buone feste. Ecco quindi che all’intro di piano solo si affianca con discrezione il contrabbasso di Goloubev, subito seguito da Marco Castiglioni alla batteria: al suo ingresso il brano cambia tempo e prende il volo e il rituale giro di assoli sintonizza il pubblico sulle frequenze dell’ensemble prima che la vocalist salga sul palco.

Le prime note di Who Can I Turn To, così limpide e pertinenti, non lasciano dubbi: la cantante avvolta in pantaloni di pelle nera ha intenzione di stupire e lo fa fin dal primo brano dimostrando, oltretutto, una spiccata propensione all’improvvisazione e una totale padronanza dello scat.

Il successivo brano a firma Nat King Cole, The Very Thought Of You, è una ballata struggente ricamata su tutta l’estensione vocale della Ducros; stacco netto, ritmo incalzante e inserti latin per il pezzo che segue, inframezzato dall’assolo senza cordiera di Castiglioni. La vocalist ha ormai in pugno musicisti e spettatori, scherza con le prime file, gioca col sul suo italiano «scadente» (in realtà non lo è affatto) e chiede al barman, da brava francese, un bicchiere di vino rosso. Sceglie poi di aumentare il tempo di Just In Time (il momento, evidentemente, lo esige) e il brano decolla: stupendo il duetto scat-contrabbasso che termina solo quando, dagli occhi di lei, partono due scintille che attizzano pianoforte e batteria per il gran finale. Su Body and Soul il ritmo rallenta e Anne Ducros chiude a cappella per passare, accompagnata solo dal pianoforte, a Softly Softly as in a Morning Sunrise.

Dopo una breve pausa per «prendere da bere il più possibile e far entrare un po' di denaro nelle casse del club», consiglia la cantante, il concerto riparte sulle note di contrabbasso di Close Your Eyes, subito seguita dal lento Stairway To The Stars. L’introduzione di Footprints è di nuovo affidata a Goloubev, che lascerà la sua impronta sul brano con un assolo pressoché disarmante: senza trascurare nemmeno un millimetro della tastiera, il contrabbassista fa sfoggio di una tecnica davvero invidiabile.

Anne Ducros riprende in mano le redini dello spettacolo con The Shadow Of your Smile e, decisa ad iniziare accompagnata solo da Giuseppe Emmanuele, stronca l’iniziativa di Goloubev ammutolendolo con un cenno della mano. Nei suoi piani, l'ingresso di contrabbasso e batteria serve ad aumentare l’effetto d’insieme sulla seconda strofa; la scelta si rivelerà perfettamente azzeccata.

«Jazz e lingua francese: un matrimonio infelice» sentenzia con spirito la Ducros nell'introdurre l'ultimo brano in scaletta e accenna una strofa nella sua lingua madre facendo il verso ad Edith Piaff, «un po’ come il tedesco e la bossa nova» e intona per gioco qualche verso in lingua pseudo-teutonica su ritmo latino; quando poi fa sul serio, ecco Jaques Brel: Ne Me Quitte Pas.

Impossibile per la formazione sottrarsi al bis. La composizione prescelta è How Insensitive di Carlos Jobim e, mentre l’archetto fa vibrare le ultime note di contrabbasso, anche la serata scivola verso la fine, lasciando una traccia indimenticabile sul palco del Melo di Gallarate.

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